Per apprezzare la Brianza, il tempo di una vacanza non basta, ma si possono visitare alcuni luoghi, sia in brevi momenti di passaggio oppure optando per una sosta. Individuando alcune zone, che si riferiscono a sei macro-aree caratterizzanti la Brianza, sarà possibile scoprire le valenze artistiche, culturali e paesaggistiche più importanti, da approfondire eventualmente, per chi desidera conoscere e capire qualcosa di più di questa splendido e particolare territorio.
Brianza, riva dell’Adda“Renato Ornaghi, autore di questo servizio, è un profondo conoscitore del territorio brianzolo al quale ha dedicato diverse pubblicazioni. A lui abbiamo chiesto di selezionare per i nostri lettori le località più interessanti, spesso disperse in questa terra, a tratti altamente industrializzata ma non per questo priva di luoghi di grandissimo interesse storico o paesaggistico”
Una terra senza confini
L’origine della Brianza
Etimologicamente parlando, il nome Brianza ha origine celtica, deriva dal termine brig, collina. E parlando di Brianza nel descriverla è necessario definirne i suoi confini. Compito questo alquanto difficile, considerando che confini definiti non esistono e che ogni brianzolo, se interpellato, vi dirà la sua sulla base di proprie convinzioni del tutto personali. I “miei” confini della Brianza possono dunque tranquillamente differire da quelli di un altro brianzolo: non c’è da farne una tragedia, lo dico giusto per farvi comprendere come l’essere brianzolo sia, prima che un fatto geografico, innanzitutto uno stato d’animo. La mia Brianza, è un entità geografica tondeggiante che a nord confina con le Prealpi del triangolo lariano, sino ai Comuni di Canzo e Valmadrera, a ovest col fiume Seveso, a sud con il Canale Villoresi, a est con il fiume Adda e a seguire con un piccolo torrente, denominato Rio Vallone. Si tratta di un territorio per la gran parte collinare, con qualche monte nella parte nord (ove si trovano le cime più alte della Brianza, il Cornizzolo e i Corni di Canzo) che supera i 1.200 metri: se non è montagna, davvero poco ci manca.
La parte meridionale della Brianza è la più antropizzata e edificata: potremmo dire che per una ampia fascia di quindici chilometri a partire al confine sud è la continuazione verso nord della fascia metropolitana milanese. Con tuttavia delle eccezioni verdi importanti, rappresentate dai parchi regionali che già qui si trovano, in primis il Parco di Monza, poi i Parchi del Rio Vallone, del Molgora, Adda Nord e delle Groane, ampissime zone verdi che consentono al turista, per lunghi tratti, di riconoscere anche in questa zona più cementificata la vecchia Brianza agricola del buon tempo che fu. La parte centro-settentrionale, viceversa, conserva ancora oggi quei notevoli scorci paesaggistici che strapparono esclamazioni ammirate a più di un letterato e artista: Leonardo da Vinci, Stendhal, Foscolo, Parini, Fogazzaro, Schiapparelli trovarono in questi luoghi quella tranquillità agreste che nella Milano già tentacolare secoli e secoli fa non esisteva più. Allo stesso modo, in quel lungo periodo storico tra il XV e XIX secolo nel quale farsi un viaggio era una operazione faticosa, nonché lunga e pericolosa e ben poco da camperista, famiglie reali, nobiliari o anche semplici cittadini milanesi benestanti trovarono degno costruirsi in Brianza il loro buen retiro vacanziero, la villa di delizia nella quale fuggire dalla pazza folla milanese. Queste testimonianze immobiliari (con i loro relativi splendidi giardini) resistono tutt’oggi e rappresentano uno dei maggiori elementi di attrattiva turistica del territorio: non v’è paese brianzolo che non conservi almeno una di queste stupende ville, che spaziano dal tardo medioevo al rinascimentale, dal barocco al neoclassico e al liberty.
E se davvero il camper è lo strumento ideale per scoprire questo tesoro culturale stratificato sul territorio brianzolo nell’arco di cinque secoli, questo articolo vuole proporre al camperista almeno una sintesi di quella lunga teoria di edifici storici il cui numero completo credo non sia stato mai censito, ma che senz’altro supera le duecento unità. Dal punto di vista amministrativo, la Brianza è divisa su tre Province: quella di Como, quella di Lecco e la provincia di Monza e Brianza. Questa frammentazione non ha certo giovato alla Brianza onde potersi dare una identità sociale solida e continua, ciò nonostante lo spirito brianzolo – la brianzolitudine come la chiamo io – sussiste innata in ogni indigeno che vede e riconosce, nelle colline che lo circondano, una parte di se e della propria storia. A beneficio del camperista che non avrà probabilmente tutto il tempo per conoscere l’intero territorio di Brianza, ma vorrà approfondirne alcuni aspetti in funzione del tipo di visita, con qualche arbitrarietà schematica possiamo evidenziare sei zone caratterizzanti la Brianza, per trovare rapidamente gli elementi primari e turistici di interesse che consentano al viaggiatore di non perdere tempo e scoprire gli spunti artistici, culturali e paesaggistici più importanti.
Una maniera semplice per scoprire una terra curiosa, che colpisce per il suo sconfinato verde e le inquietanti presenze cementifere.
Monza e la “bassa” Brianza
La millenaria città di Monza rappresenta la porta naturale della Brianza, il primo luogo turistico e storico di importanza che il camperista proveniente da sud, da Milano o tramite l’autostrada A4 Torino-Milano-Venezia si trova a incontrare.
Città imperiale, dall’anima Longobarda, Monza è soprattutto nota al grande pubblico per il Gran Premio di Monza, evento sportivo che si svolge da decenni nella pista collocata all’interno dello storico Parco. Un tracciato ormai mitico (secondo esistente al mondo per data di costruzione, dopo la pista di Indianapolis), che fu disegnato e realizzato in pochissimi mesi nel 1922.
Questa pista è l’emblema dello spirito brianzolo, collocata com’e è in un punto dove convivono i paesaggi più arcaici e rurali del Parco di Monza e la velocità estrema del tracciato automobilistico (la pista di Monza è in assoluto la più veloce dell’intero circuito della Formula 1, con velocità in fine rettilineo che sfiorano i 350 km/h). La pista e il Parco sono luoghi qui non a caso citati prima di altri a beneficio dei camperisti, soprattutto perché all’interno del Parco e prospicente l’ingresso del tracciato si trova l’unico camping permanente oggi esistente sul territorio brianzolo.
Altri riferimenti tuttavia meritano una visita non distratta nella nuova provincia della Lombardia (Monza e Brianza), partendo dall’assunto che i personaggi storici più noti della città, sono due donne: la regina longobarda Teodolinda e la manzoniana Monaca di Monza.
La memoria della prima suggerisce tutto un percorso di visita del centro storico della città, che porta inevitabilmente al bellissimo Duomo e al museo cosiddetto ipogeo. Quest’ultimo ospita, in un’atmosfera fatta di suggestive penombre la famosa Corona di Ferro o Ferrea, cosiddetta per via della lamina interna in tale metallo, che si dice ricavata da un chiodo utilizzato per la crocefissione di Cristo sul Calvario, e che servì per l’incoronazione delle più importanti teste reali europee dell’ultimo millennio (celeberrima la frase di Napoleone: Dio me l’ha data, guai a chi la tocca).
Ma sono numerose e da non perdere le altre reliquie di periodo longobardo e medioevale qui custodite, che impongono una degna visita a questo bellissimo e originale museo sotterraneo.
Trovandosi nel centro di Monza, si suggerisce poi una visita ad altre due chiese vicine, che richiamano l’atmosfera secentesca legata alla dominazione spagnola e il ricordo della Signora de Leyva: Santa Maria in Strada e la Chiesa di San Pietro martire, gioielli architettonici unici che si trovano a sole poche centinaia di metri dal Duomo. Nel passare dal Duomo alla chiesa di San Pietro martire si incontra l’Arengario, cuore e vivo simbolo “civico” della città.
Appena fuori dalla cinta muraria è infine imperdibile la Villa Reale del Piermarini, gioiello neoclassico collocato sul bordo meridionale del Parco. Nelle altre località della cosiddetta “Brianza bassa” segnalo innanzitutto la vicina Vimercate, immediatamente a est, ove visitare il Convento Francescano della frazione di Oreno e il Santuario della Madonna del Rosario, nel pieno del centro storico (anch’esso da visitare a piedi con attenzione). A ovest del capoluogo monzese meritano menzione le località di Desio (la locale Villa Tittoni Traversi rivaleggia con la Villa di Monza, in quanto a nitore neoclassico) e Seregno, ma soprattutto le città di Cesano Maderno (ove visitare la storica Villa Arese-Borromeo e il parco annesso) e di Meda, la cui piazza centrale Vittorio Veneto conserva tutta una serie di gioielli architettonici e religiosi (in particolare Villa Antoni Traversi e la Chiesa di San Vittore) che impongono almeno una breve sosta.
La Brianza canturina
Terra del mobile, questa zona orientale della Brianza si caratterizza innanzitutto per uno dei più grandi lasciti romanici della Lombardia: la millenaria chiesa con battistero di San Vincenzo in Galliano (frazione di Cantù).
Un’architettura dallo stile sobrio e severo, un luogo mistico su una verdissima collina che parla al cuore attraverso i secoli.
Sempre in quest’area della Brianza segnalo un amplissimo numero di ville di delizia: la Rotonda del Cagnola e Villa Crivelli a Inverigo (da cui si diparte uno stupendo viale di cipressi alberato, che porta al Santuario di Santa Maria della Noce), Villa Perego a Cremnago di Inverigo, la Tenuta di Pomelasca, Villa Dugnani a Verzago, le ville Kroft-Castelli e Luraschi a Capiago Intimiano, villa Orombelli a Fecchio di Cantù, Villa Barbavara a Montorfano (ove visitare anche il lago omonimo).
Notevoli inoltre altri lasciti religiosi del territorio, tra i quali meritano doverosa menzione il Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù, il già citato Santuario della Noce a Inverigo, il Santuario di Monguzzo e la Chiesa di San Pietro ad Albese con Cassano. In ultimo, una visita è doverosa al ciclo degli affreschi conservati nell’Oratorio di Santo Stefano, a Lentate sul Seveso, il confine occidentale della Brianza.
La Brianza erbese, lacustre e prealpina
Salendo a nord-ovest verso Erba e le Prealpi del triangolo lariano si trova una piccola costellazione di laghetti che caratterizzano il territorio, creando una ambientazione unica nel contrasto tra collina, montagna e specchi d’acqua.
Una impeccabile conformazione orografica che a suo tempo colpì profondamente nell’animo ‘il malato del bello’ per eccellenza, lo scrittore francese Stendhal, che diede il nome alla famosa “sindrome”. Parlo cioè dei laghi di Alserio, del Segrino, di Pusiano, di Annone e di Oggiono. Piccoli specchi d’acqua posti a fianco di ancora oggi – nonostante tutto – verdissime colline che meritano una sosta del camper per una rilassante contemplazione del bello naturale che ne promana. Salendo verso le alture e attraversando Erba, si incontrano lo splendido ex-Convento di San Salvatore e il Santuario di San Calocero a Caslino d’Erba; ancor più su, verso il confine nord della Brianza, ecco il lago del Segrino dalla forma di fiordo, poi la caratteristica località di Canzo e tutto il ramo della valle di Gajum, che sale verso le tre vette dei Corni e la Chiesa di San Miro.
Al di là del costone a est di questa valle, si segnalano le località di Valmadrera e Civate (la prima per il Santuario della Madonna di San Martino, la seconda per un gioiello di arte e architettura romanica di valenza assoluta in ambito europeo: San Pietro al Monte, luogo unico a metà montagna, che da solo vale una visita da parte del camperista che fosse interessato a questo stile architettonico). Ancora prospicente i laghetti, meritano menzione le località di Annone (da visitare assolutamente gli affreschi della Chiesetta di San Giorgio) e di Oggiono, per il Battistero affrescato da uno degli allievi prediletti di Leonardo da Vinci, Marco da Oggiono. In ultimo, al camperista che volesse mettere alla prova la versatilità e la generosità del proprio mezzo consiglio di salire fino alla località di Galbiate, e poi ancora più su, fin quasi al culmine della cima del monte Barro: qui, sulla cima è possibile contemplare una vista incomparabile su tutta la Brianza alta, i laghi e i laghetti Brianzoli.
La valle del fiume Lambro
Il fiume Lambro “segna” culturalmente tutta la Brianza, dividendola verticalmente a metà come due pagine di un libro.
Lungo il suo corso sono notevoli i lasciti religiosi, architettonici e d’archeologia rurale e industriale. Il corso della media valle del Lambro (da Rogeno a Monza) è quasi interamente percorribile a piedi o in mountain bike, cosa che è davvero il modo migliore per conoscere più da vicino le tante risorse ambientali e culturali di questo tratto di fiume. Segnalo, tra i tanti luoghi meritevoli di una visita, l’oasi naturalistica di Baggero, la restaurata torre di Camisasca a Costa Masnaga, il Mulino Peregallo a Briosco (tuttora perfettamente conservato), la splendida Villa Taverna nel borgo di Canonica a Triuggio, a ridosso del fiume.
Poi, ancora, splendidi luoghi di culto: la Rotonda di Tregasio, notevole esempio di architettura religiosa neoclassica, il Santuario della Madonna Assunta a Rancate (il cosiddetto museo-santuario, con opere dei fratelli Campi e dell’Appiani) e poi – last but not least – un formidabile esemplare architettonico di romanico DOC, che davvero impone una lunga fermata del camper: la Basilica di Agliate, frazione di Carate Brianza. Uno tra gli edifici storici più belli dell’intera Brianza, una gemma in puro stile romanico che si è miracolosamente conservata sulle rive del Lambro, edificata per la massima parte con ciottoli del fiume. Questa Basilica, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, fu fondata secondo la tradizione dal Vescovo Ansperto. La struttura muraria è come si diceva molto povera, alterna ciottoli e pietrischi disposti a spina di pesce, mentre nel corpo centrale si nota anche l’utilizzo di materiali da costruzioni precedenti, probabilmente d’epoca tardo-romana. Ciò fa pensare che già fra il V e VI secolo dovesse già qui esistere un edificio di culto paleocristiano.
L’edificio che oggi si ammira non può invece risalire a prima del IX secolo e anzi, più credibilmente, fu costruito fra il X e l’XI secolo. A quest’epoca, infatti, rimandano le sue somiglianze con la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, evidenti nella struttura del presbiterio e dell’abside. Gli affreschi interni ricordano la “mano” di chi ha affrescato la Basilica di San Pietro al Monte, a Civate.
La Brianza collinare centro-orientale
Parliamo qui di un ampio territorio che ha in passato rappresentato il nucleo primo della Brianza: un ambito tipicamente collinare talmente ricco di testimonianze artistiche, monumentali e ville di delizia che da solo meriterebbe non solo un articolo, ma la redazione di un’apposita guida.
Menzionandole rapidamente, vi segnalo almeno da sud a nord le seguenti: la Chiesa di Brugora a Besana Brianza, il monastero della Misericordia a Missaglia, Villa Greppi a Monticello Brianza, la chiesa di San Salvatore a Barzanò, le ville di delizia a Cernusco Lombardone, il Santuario della Madonna del Carmelo e Villa Agnesi a Montevecchia, il Santuario e il Convento Francescano di Sabbioncello, e la chiesa del Botta a Merate.
Ancora: lo splendido parco regionale del Curone e di Montevecchia, il Castello di Teodilinda a Castello Brianza, l’Oratorio romanico dei Santi Nazaro e Celso a Garbagnate Monastero, le vestigie della villa romana che ospitò Sant’Agostino a Cassago Brianza, il borgo rurale di Campsirago, il Convento di San Genesio e il Campanone a Colle Brianza, la frazione di Mondonico a Olgiate Molgora, il Convento della Bernaga a Perego, Villa Amman a Ello.
Ma a citare alcuni luoghi si farebbe torto ad altri, in particolare le innumerevoli ville di delizia che sono immancabili in tutti i Comuni di questa zona di Brianza, ragion per cui mai come per questa zona suggerisco al camperista più curioso di dotarsi di una guida ad hoc, ad esempio quella appena pubblicata del Touring Club Italiano e dedicata, per l’appunto, alla Brianza.
La Brianza sul fiume Adda
Una menzione finale a parte merita questo lungo e stretto spicchio di terra prospicente la riva lecchese sul medio corso del fiume Adda, partendo dalla località di Airuno giù fino alla centrale idroelettrica di Trezzo d’Adda.
Un territorio che in passato fece per secoli da confine tra la cosiddetta “terra di San Marco” (ovvero la Repubblica di Venezia) e il Granducato di Milano. E che venne, verso il finire del XV secolo, lungamente “esplorato” da Leonardo da Vinci, quando egli qui studiò il comportamento delle acque del fiume e trasse spunti artistici da quei magnifici paesaggi, che avrebbero poi fatto da sfondo a capolavori assoluti della pittura di tutti i tempi: la Vergine delle Rocce e la Gioconda.
Partendo da nord, la prima località che segnalo è Airuno, un piccolo paese che merita una sosta per il notevole Santuario mariano collocato in cima a una rocca, appunto per questo definito “Santuario della Rocchetta”. Un punto magnifico di osservazione che consente di godere la vista del corso del fiume e su tutta la valle del fiume Adda. Più a valle, è possibile incamminarsi sulla passeggiata lungo il fiume, che arriva nel Comune di Brivio, mentre sottostante la passeggiata, si può visitare la chiesa di Arlate (frazione di Calco), costruita in epoca medievale dai vicini frati della comunità benedettina di Pontida, e il cui disegno della facciata presenta evidentissimi riferimenti alla cosiddetta “Sezione Aurea” tanto cara ai pitagorici e soprattutto a Leonardo da Vinci. Un edificio davvero simbolico, risalente al XI secolo, la cui facciata non dovette sfuggire allo stesso Leonardo, che frequentò a lungo questo luogo e che, probabilmente, studiò intensamente proprio a causa di questa arcana forma geometrica, di così ‘divine’ proporzioni. Scendendo ancora più a sud, si incontra il bellissimo paese di Imbersago, immerso tra le colline in una verde boscaglia di castagneti, che segnalo sia per l’importante santuario mariano Madonna del Bosco, noto per la scoscesa scalinata e assai frequentato da pellegrini e fedeli; sia per l’antico traghetto fluviale installato su un tratto dell’Adda a poca distanza dal santuario, e che si muove grazie alla forza della corrente dell’acqua. Da vedere sia perchè il disegno originale si trova nel Codice Atlantico di Leonardo (cui si deve il brevetto intellettuale dell’idea), e eventualmente da provare, per attraversare il largo letto del fiume a bordo della propria auto, o in bici, o a piedi. Al camperista che avesse a disposizione una mountain bike e un pomeriggio di bel tempo, suggerisco di parcheggiare presso l’imbarcadero del traghetto leonardesco e avventurarsi in una magnifica pedalata lungo l’alzaia del fiume Adda.
Questa discesa in bicicletta consente di apprezzare in presa diretta il più bel tratto del fiume, accanto a luoghi perfettamente conservati grazie anche alla presenza di un Parco Regionale (Adda Nord) che ha tutelati luoghi storici in cui la mano dell’uomo si è perfettamente integrata con la natura incontaminata. Come il monumentale ponte in ferro a Paderno d’Adda, il museo leonardesco, e le storiche centrali idroelettriche Bertini ed Esterle, il dominante Santuario della Rocchetta a Cornate d’Adda posto sul tratto più selvaggio e impetuoso del fiume.
La pedalata, in verità, potrebbe senza problemi proseguire ancora ben più a lungo sino alla Centrale elettrica fluviale di Trezzo e al Santuario della Madonna della Concesa, luogo da cui prende origine il naviglio della Martesana, la cui alzaia arriva sino a Milano.Una pedalata che, anche ad avere tempo per farla, sarebbe ormai una avventura tutta milanese, con la Brianza collinare ormai ben dietro le proprie spalle.
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DA SAPERE
A chi si fosse ormai innamorato del territorio, suggerisco un’ultima chicca: un cammino a piedi di 350 km per i 25 santuari mariani della Brianza. Una lunga sgambata o biciclettata che permette di ammirare il meglio di questa ingiustamente trascurata parte d’Italia. Chi volesse cimentarsi in questa impresa, può parcheggiare il camper a Monza, nei pressi del Santuario di Santa Maria delle Grazie, e iniziare a camminare (o a pedalare).
Ulteriori informazioni, per chi fosse interessato a compiere questo “Cammino di Compostela” brianzolo, si trovano sul sito ufficiale:
www.camminodiagostino.it
COSA MANGIARE
Una cucina semplice, povera, di buona tradizione contadina, a base di verdure e carni di manzo o maiale. Nota e apprezzata la gustosa cassola o verzata, i cui ingredienti principali sono verze, cotiche e costine di maiale. La busecca o trippa, con trippe bianche, cipolle e prezzemolo servita con crostini e parmigiano. I risotti, alla maniera brianzola, con burro e pancetta; alla monzese con la luganega o le frattaglie di pollo. Semplice e gustosa la selezione di carni bollite: gallina, lingua o cotechino, e il salame, accompagnati con salsa verde e mostarda. Dolce tipico è la torta di pane, detta paesana, fatta con pane raffermo ammorbidito nel latte e cacao, e impastato con uvetta e pinoli; delicatamente alcoliche le fragole col vino; rustica la rusumada (sbattuto) d’uovo fresco con il vino rosso. Stuzzicante il classico tagliere di salumi e formaggi freschi, solitamente offerto con i vini rossi come il nustranell, il pincianell o il Cruel, gli antichi vini di Brianza.
SOSTA CAMPER
In linea generale non ci sono grandi problemi per la sosta nelle località brianzole. In particolare segnaliamo per la sosta diurna il parcheggio della Villa Reale del Parco di Monza, ottima sia per visitare il parco, sia per visitare la città, magari con l’ausilio delle biciclette.
Area attrezzata comunale di Merate (LC)
Area attrezzata comunale di Biassono (MB)
Area attrezzata comunale di Nova Milanese