Provenza: seguendo il Rodano da Avignone a Orange

Nel cuore della Provenza, a meno di cento chilometri a nord di Marsiglia, incontriamo sul corso del Rodano due città dove è passata la grande storia lasciandoci fascinosi monumenti nella cornice di un paesaggio incantato, siamo ad Avignone e Orange.

C’è una vicenda che si presta a un’ipotesi stuzzicante: una delle due, Avignone, si era messa d’impegno per scippare a Roma il papa e l’intera corte pontificia. Un impegno durato 68 anni, tanto da trasformare Avignone in una capitale del mondo cristiano. Era il Trecento e la città apparteneva al Sacro Romano Impero della nazione germanica, governata dalla casa di Angiò come feudataria dell’impero. Un posto salubre e tranquillo. Roma, invece, era una città pericolosa, contesa da feudatari che lottavano per imporsi nel governo della Santa Sede. Le violenze non si fermavano neanche di fronte al pontefice: è rimasto nella storia lo schiaffo con cui il capo della fazione dei Colonna, Sciarra, colpì l’anziano papa Bonifacio VIII, che morì poco dopo. Il suo successore durò meno di un anno e i cardinali, per eleggerne un altro, si ritirarono a Perugia. Dopo undici mesi di conclave venne eletto un francese, Bertrand de Gouth, arcivescovo di Bordeaux. Il nuovo papa, Clemente V, si guardò bene dal mettere piede a Roma: si insediò ad Avignone, ospite degli Angiò. Doveva essere una faccenda provvisoria: in realtà furono sette i papi che qui regnarono. Uno di loro, Clemente VI, si trovava troppo bene in Provenza per ipotizzare un trasloco sulle rive del Tevere: sborsò 80.000 fiorini e comprò Avignone dalla regina di Napoli, Giovanna d’Angiò. Fu in quel momento che Roma rischiò davvero di perdere il ruolo di centro della chiesa cattolica.

Avignone
Si trova in una posizione particolarmente felice, attorno a un’altura calcarea, il Rocher des Doms, che si affaccia da un’altezza di 58 metri su un’ansa del Rodano.

Avignone

E proprio sull’altura, salubre, panoramica e facilmente difendibile, troviamo il formidabile complesso del Palazzo dei Papi: quando fu completato nel 1364 occupava una superficie di 11 mila metri quadrati. Si tratta di una vera fortezza situata all’interno di una città fortificata (la cerchia di mura del Trecento di Avignone è ancora intatta): i muri del palazzo arrivano allo spessore di quattro metri, le torri svettano fino a 50 metri. Durante la Rivoluzione francese il palazzo venne saccheggiato: nel 1791 vi furono massacrati numerosi controrivoluzionari e i loro corpi vennero gettati nella “torre delle latrine”. Con la Rivoluzione la città di Avignone, che era rimasta parte dello Stato della Chiesa per più di 350 anni dopo il rientro dei papi a Roma, passò sotto la sovranità francese. Ma soffiava un forte vento anticlericale e nel 1810 il Palazzo fu adibito a caserma e prigione: la falegnameria interna venne sgombrata per fare posto a una stalla. Gli affreschi furono cancellati, ricoperti o distrutti, facendo sparire ogni elemento religioso dell’edificio. Questo, probabilmente, facilitò la sopravvivenza delle strutture. Solo nel 1906 la truppa venne fatta sloggiare. Le autorità si erano finalmente accorte che il luogo nascondeva una tale quantità di tesori d’arte da meritare una destinazione più degna. Fu trasformato in museo e fu avviata una grande opera di restauro. È stato inserito fra i capolavori riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
Il complesso consiste in una serie di edifici disposti attorno a cortili interni. Fra le cose di maggiore interesse visitiamo la Cappella Grande del Palazzo Nuovo, lunga 52 metri: è opera dell’architetto francese Jean de Loubière e viene considerata uno dei capolavori dello stile gotico francese. Sul cortile principale, detto Court d’Honneur, si affacciano edifici magnificamente affrescati da Matteo Giovanetti da Viterbo, pittore che operò sotto l’influenza di Giotto. Di grande interesse nella Tour de la Garde-Robe è la camera da letto di papa Clemente VI, nota come “camera del cervo” per i magnifici affreschi naturalistici. Da non perdere gli affreschi della “sala delle grandi udienze”, dove si amministrava la giustizia.
Per tutto il Trecento la “città dei papi” è stata al centro di una corrente artistica passata alla storia come “Scuola di Avignone”. Grazie soprattutto alla munificenza della corte papale (che si riempì di debiti per realizzare il Palazzo) la città diventò un centro di attività artistica fra i più importanti d’Europa: arrivarono qui architetti e pittori francesi, italiani e fiamminghi, dando vita a un felice incontro fra le tendenze più vitali nell’arte dell’epoca. L’altro grande monumento eretto sul Rocher è la cattedrale di Notre Dame des Doms, costruita nel dodicesimo secolo e poi ampliata nel Cinquecento. Qui domina l’architettura romanica. Sul portale e nell’interno ci sono affreschi di Simone Martini. Usciti dal tempio, attraversiamo i bei giardini e affacciamoci sul Rodano. Nel paesaggio spicca un’altra preziosa testimonianza romanica, il Ponte di St-Bénézet: a causa delle inondazioni, oggi ne restano quattro arcate. La leggenda vuole che un giovane pastore ebbe l’incarico di costruirlo per ordine divino. Il giovanotto ne parlò con il re che rimase scettico, ma mise alla prova il giovanotto sfidandolo a smuovere un masso gigantesco: se ci fosse riuscito, il re avrebbe avuto la prova dell’intervento divino e avrebbe acconsentito a costruire il ponte. Il pastore superò la prova. Della sua leggenda è rimasto un’eco nella canzone per bambini che dice Sur le pont d’Avignon on y danse tout en rond… (sul ponte di Avignone si balla tutto in tondo).
Il resto della città offre scorci pieni di fascino. A est della centrale Place de l’Horloge troviamo la chiesa di St.Pierre, del Trecento: belli gli intagli sulle porte di legno. All’interno, sono interessanti i banchi decorati a intaglio del Seicento. Poco lontano la contemporanea chiesa di St.Agricole presenta nel portale una Madonna del Quattrocento. Nella stessa area la chiesa di St.Didier conserva il bellissimo gruppo Gesù che porta la croce, opera di Francesco Laurana. Proseguendo in direzione sud per Rue des Faucons incontriamo quello che molti considerano il più bel monumento gotico della città, la chiesa dei frati Celestini. E non si può lasciare Avignone senza aver percorso almeno un tratto delle sue mura: sono lunghe quasi cinque chilometri, presentano otto porte e 39 torri e sono ancora qui, dopo 660 anni, miracolosamente intatte.

Orange
21 chilometri a nord di Avignone, Orange offre al visitatore due monumenti di epoca romana di eccezionale importanza: il Teatro e l’Arco d’Orange.

Teatro Antico d'Orange
Teatro Antico d’Orange

Ma la storia di questo comune, che conta oggi 28 mila abitanti, va ben oltre il dominio di Roma, e, almeno per il casato che ne ottenne la signoria in epoca moderna, gli Orange-Nassau, è stata una storia straordinariamente fortunata. Basti pensare che i loro discendenti regnano ancora sull’Olanda e che, dopo l’impresa di Guglielmo III il Conquistatore, hanno regnato sull’Inghilterra. Agli albori della storia, Orange si chiamava Aurosia, in onore di un dio celtico delle acque, ed era la capitale di una confederazione gallica che faceva capo alla tribù dei cavari. La prosperità della Orange romana è testimoniata dalle dimensioni del teatro: costruito all’epoca di Augusto, è senz’altro uno dei più belli arrivati fino a noi. Basti pensare che la scena è larga 103 metri e alta 38: la sua integrità spiega l’eccellente acustica, che consente di tenervi ai nostri giorni i prestigiosi eventi musicali della Chorégies. La cavea, disposta a semicerchio attorno all’orchestra, è formata da 37 file di gradini e poteva ospitare novemila spettatori. Le statue e le decorazioni della scena vennero realizzate durante il regno di Antonino Pio. I blocchi che sporgono dalla parte esterna alla sommità del muro servivano per reggere le corde del “velarium”, la copertura in tela che proteggeva gli spettatori dai raggi del sole.
Più antico del teatro è l’Arco di Orange, che costituiva la porta monumentale della città e immetteva sulla via Agrippa, in direzione di Lione. È il più antico arco romano a tre fornici di cui si abbia conoscenza: venne eretto nel 49 avanti Cristo per celebrare la vittoria dei romani sui cimbri e i teutoni.  Fra le testimonianze medievali di Orange, interessante è la Piazza Clémanceau, originariamente chiamata “piazza nuova”, creata a fianco della cattedrale nel 1310: da allora sono passati esattamente sette secoli, ma il mercato settimanale continua ad esservi tenuto puntualmente ogni giovedì. Sia Avignone, sia Orange sono ottimi punti di partenza per altre destinazioni in Provenza. Chi si sente sazio di arte e di storia e vuole immergersi nella natura più selvaggia può raggiungere le rive del fiume Ardèche che, a 35 chilometri da Orange, forma spettacolose gole. Sono disponibili escursioni in barca. A sud delle gole, vicino all’abitato di Orgnac, merita un’escursione la grandiosa grotta Aven d’Orgnac, ricca di straordinarie formazioni di stalattiti e stalagmiti: un’ora di visita guidata fra le meraviglie nascoste nelle viscere della terra.

SOSTA CAMPER

• Camping Bagatelle, 25 Allées Antoine Pinay, Ile de la Barthelasse
Adiacente al centro storico, possibilità di sosta anche nel parcheggio esterno al campeggio.
Tel. 04 90 86 30 39 – GPS : Long. 4.79845000  Lat. 43.95299000
• Orange: C’è un parcheggio riservato ai camper fuori dalla porta della città.

Nei dintorni: I colori delle ocre del Luberon

Gole del Verdon in alta Provenza

INFO

Avignone
• Office de Tourisme, 11 cours Jean Jaurès, Tel. 04 32 74 32 74
www.avignon-tourisme.com

Orange
• Office de Tourisme, 5 cours Aristide Briand, Tel. 33 04 90 34 70 88
www.otorange.fr

Articoli Correlati