Napoli misteriosa, affascinante e vista da “dentro”. All’ombra di sua maestà “O’ Vesuvio”, l’antica capitale borbonica melting pot di culture e tradizioni, oltre alle sue celebrità di sempre, come Spaccanapoli e i suoi presepi, ha tesori nascosti da scoprire.
Iniziamo il nostro percorso alla ricerca di posti insoliti da visitare a Napoli nella parte settentrionale della città, nel rione Sanità e precisamente con un complesso monumentale eccezionale, il Cimitero delle Fontanelle, l’ossario della città situato entro una grande cavità di tufo in via Fontanelle n. 80. Qui sono raccolti ben 40mila resti umani delle vittime della famigerata Grande Peste avvenuta nel 1656 e del colera del 1836. Tuttavia, si stima che sotto il pavimento vi siano altri quattro metri di ossa accatastate e parzialmente riordinate. In questa grande cavità, per quattro secoli, sono finiti tutti coloro che non potevano permettersi una degna sepoltura e la maggior parte delle 240mila vittime della peste seicentesca. Una prima sistemazione delle ossa fu operata dal religioso Gaetano Barbati con l’aiuto di alcune squadre di fedeli. Il Cimitero delle Fontanelle è formato da tre grandi gallerie (dette navate dei Preti, degli Appestati e dei Pezzentielli), alte tra i 10 e i 15 metri e lunghe un centinaio di metri, collegate tra loro da corsie dove sono ammucchiati teschi, tibie e femori. All’interno della navata dei Preti si trova l’antro più noto, detto “Il Tribunale”, caratterizzato dalla presenza di tre croci su una base di teschi. Secondo una leggenda antica di almeno un secolo, questo era il luogo in cui si riunivano i vertici della camorra per effettuare i famosi giuramenti di sangue, i riti di affiliazione e per sentenziare le condanne a morte. La navata più impressionante è quella degli Appestati per la grande quantità di pile di teschi accatastati e per la presenza di una cappella composta da tibie e femori disposti in modo da contornare la statua di Cristo Risorto. Questa navata è da sempre luogo di una fervente devozione popolare, testimoniata dal fatto che molti di questi teschi sono stati “adottati” dai fedeli. Coloro che potevano economicamente permetterselo, erano soliti collocare i teschi adottati in teche di legno, identificandoli anche con un nome e con una storia, che gli era stata svelata in sogno. Chi invece non aveva possibilità, custodiva il teschio adottato in una scatola, anche di biscotti. La navata dei Pezzentielli è il luogo in cui avveniva un particolare rito, proibito poi nel 1969 perché considerato pagano: il culto individuale delle anime pezzentelle. Le ossa anonime dei pezzentielli sono diventate per la gente della città le anime abbandonate, idolatrate per ricevere un aiuto reciproco tra poveri. All’anonimo defunto si chiedeva soccorso, fortuna, numeri del lotto. Alcune di queste capuzzelle (teschi) sono divenuti una vera e propria leggenda, come quella del Capitano e di Donna Concetta. Quest’ultima, meglio nota come “’a capa che suda”, è famosa per la sua lucidatura: mentre gli altri teschi sono ricoperti di polvere, quest’ultimo è invece sempre ben lucido. La spiegazione scientifica rimanda al fatto che tale cranio sia particolarmente soggetto ad assorbire l’umidità dell’ambiente sotterraneo, ma secondo la religiosità popolare tale fenomeno è il segnale che la capa di Donna Concetta sia più benevola degli altri teschi nell’esaudire grazie e richieste dei fedeli (www.cimiterofontanelle.com). Il cimitero delle Fontanelle fa parte del complesso sistema di interesse storico-archeologico delle vicine catacombe di epoca cristiana, situate in via Capodimonte 13, sempre nel rione Sanità (per visite ed eventi www.catacombedinapoli.it).
Essendo già nei pressi del Rione Sanità, spostiamoci in Salita Capodimonte dove al civico 8/10 vi è un palazzo con una rara particolarità. Si tratta di Palazzo De’ Liguoro poi Santoro, conosciuto dai residenti anche come Palazzo degli Spiriti. La particolarità è data dalla sua scala a chiocciola completamente scavata nel tufo, con rampa bianca a sbalzo continua e pianerottoli e gradini in pietra lavica. Si chiude con un tamburo, dove è possibile ammirare ancora il timpano dell’ingresso padronale e colonne tuscaniche ricavate nel tufo. Sempre a proposito di palazzi insoliti, spostiamoci più a sud del Rione Sanità per fare una breve sosta al Palazzo Sanfelice, costruito tra il 1724 e il 1728 dal nobile architetto Ferdinando Sanfelice per sé e la propria famiglia. Molto scenografiche le scale all’ingresso con la copertura in pietra di lavagna, utilizzata dal Sanfelice in onore della moglie originaria proprio di Lavagna, in Liguria. La famosa scala aperta è tanto scenografica da essere stata scelta come ambientazione per girare le scene di molti film come “Questi fantasmi”, trasposizione cinematografica della commedia di Eduardo De Filippo, “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy, “Gegè Bellavita”, commedia sexy di Pasquale Festa Campanile, “Pupetta – Il coraggio e la passione”, serie televisiva con Manuela Arcuri. Continuiamo ancora verso sud, percorrendo Corso Amedeo di Savoia e arriviamo al quartiere Costantinopoli, denso di testimonianze dell’arte barocca e dove è facile trovare librerie e negozi di antiquariato. Dalla trafficata piazza Cavour, prendiamo via Santa Maria di Costantinopoli e quasi subito incontriamo la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli al cui interno si può ammirare un notevole altare maggiore in marmi policromi e la volta a cassettoni di legno intagliato e dorato. Procedendo sulla via incontriamo mano a mano altre splendide testimonianze del barocco napoletano come la Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, dalla ammirevole facciata, la Chiesa di Santa Maria della Sapienza, con l’imponente loggiato di ingresso. E poi i palazzi come palazzo Castriota o palazzo del Tufo, al civico 101, uno dei principali edifici monumentali di Napoli nel cui cortile conserva una bella fontana settecentesca, e il Palazzo Firrao, l’edificio barocco per eccellenza. La facciata fu rivisitata nel 1621 con piperno e marmo pregiato, per testimoniare la potenza e il fasto del casato Firrao. Nel quartiere si trova anche Port’Alba, un’antica porta riccamente decorata sulla cui via si affacciano librerie storiche e palazzi settecenteschi, la bella e mondana piazza Bellini con i resti delle mura greche che diedero all’antica “Neapolis” fama di inespugnabilità.
Da Port’Alba prendiamo la Via dei Tribunali e poi la caratteristica via dei Presepi in zona San Gregorio Armeno dove ci imbattiamo in particolari negozietti che vendono le famose statuine del presepe napoletano, campane e campanacci, quadri, oggetti d’antiquariato e altre stranezze per raggiungere infine, in via San Biagio dei Librai 81, l’Ospedale delle Bambole. Si tratta di una bottega artigianale storica che si occupa del restauro di bambole d’epoca e statue sacre. Un’occasione per immergersi in un’atmosfera passata, lontana dallo spirito consumistico dell’”usa e getta” imperante, dove imparare invece ad apprezzare ogni pezzo ed oggetto, da recuperare nella sua unicità. Il laboratorio di restauro (“Il Bambolatorio”, situato al numero civico 46 della stessa via) è aperto per visite speciali da prenotare sul sito www.ospedaledellebambole.com oppure telefonando al numero 081 203067. Questa bottega artigianale è nata alla fine dell’800 quando Luigi Grassi, scenografo, decise di aprire il suo laboratorio per costruire e riparare pupi di scena e altri oggetti. Ma un giorno qui entrò una mamma disperata per una bambola rotta e pregò il signor Luigi di aggiustarla. L’artista-artigiano, che era solito indossare un camice bianco mentre lavorava, la riparò e quando la donna tornò a prenderla disse: “Dottore, grazie, la mia bambina sarà felicissima e le dirò che sono andata alla bottega del mago”. Il passaparola fece il suo dovere e il numero di mamme che si recavano in bottega aumentò, tanto che in breve tempo il laboratorio si riempì di bambole smontate. Un giorno, un passante, nel vedere tutte quelle bambole rotte, esclamò: ”Me pare proprio o’ spitale d’è bambule”. Allora il signor Grassi appese all’entrata della sua bottega una tavoletta di legno con la scritta in rosso “Ospedale delle Bambole”, aggiungendo anche la croce segnaletica.
Sapete che a Napoli vi è il percorso pedonale più lungo d’Italia? Ecco svelata la nostra prossima meta. La Pedamentina è la più lunga e antica scalinata di Napoli e collega il Vomero alla parte bassa della città, fino al cuore del centro storico. Costruita nel corso del XIV secolo, fu storicamente utilizzata anche come sistema difensivo a protezione del medievale Castel Sant’Elmo. Amata dagli artisti, in un’abitazione che si trova in questo percorso soggiornò il poeta francese dello “spleen” Charles Baudelaire, mentre la sua connazionale Marguerite Yourcenar ambientò qui il suo romanzo “Anna, sosor…”, il primo di una serie di racconti dopo i suoi soggiorni a Napoli e in Italia. Il percorso dura circa un’ora e mezzo, è adatto a tutti e anche se non siete allenati, non fatevi spaventare dai 414 scalini. Le pause saranno molte perché molti sono gli scorci e i panorami che si aprono sulla baia di Napoli. Si può partire dal punto più elevato della città, piazzale San Martino e via a camminare immersi nel silenzio, angoli di campagna e vigne. Si costeggiano gli orti e i giardini della barocca Certosa di San Martino, uno dei maggiori complessi monumentali religiosi della città. Si scende verso Spaccanapoli, il lineare decumano inferiore che divide il centro storico di Napoli nella parte settentrionale e meridionale, definito dallo scrittore e giornalista milanese Stanislao Nievo “stretto e vociante”, informandoci anche che qui visse e morì il filosofo del liberalismo Benedetto Croce. Da Spaccanapoli si può fare una deviazione in Vico San Nicola alla Carità per entrare nella “Cantina del Contadino” al numero 13. Si tratta di un particolare locale di degustazioni vini ed eventi live, “rubato” alla Napoli Sotterranea. È infatti l’antica cantina sotterranea di un ristorante, in cui tutto è stato lasciato come è stato trovato, arredando le salette con oggetti risalenti all’Ottocento, ivi rinvenuti (pagina Facebook www.facebook.com/museodelcontadino). La Pedamentina fa parte di un complesso sistema urbanistico che conta 200 scalinate che collegano il mare alla collina e che, dopo anni di incuria ed abbandono, sono state via via recuperate e valorizzate dalle associazioni di trekking urbano, riunite nel Coordinamento Recupero Scale di Napoli (www.scaledinapoli.com).
E fa sempre parte della Napoli Sotterranea la nostra prossima sosta, verso la parte sud-ovest della città partenopea. Si tratta della Galleria Borbonica, una cavità sotterranea situata sotto la collina di Pizzofalcone, nel quartiere San Ferdinando. Costruita nel 1853 per volere di Ferdinando II di Borbone, è stata riscoperta nel 2005. Secondo l’intento di Ferdinando II, il traforo sotterraneo doveva fungere da rapida via di fuga per la famiglia reale in caso di tumulti e pericolo e come veloce collegamento con il Largo della Reggia (l’attuale Piazza Plebiscito) per i soldati delle caserme di Chiaia. Inizialmente concepita a due corsie, il disegno originario venne modificato per le numerose difficoltà incontrate in fase di scavo. La galleria intercettò subito la rete di cunicoli e cisterne dell’antico acquedotto del Seicento che serviva la città di Napoli e incrociò altre numerose cave, tra cui le cave Carafa. Lo scavo rimase incompiuto e la galleria fu abbandonata fino alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale venne utilizzata come rifugio antiaereo. Nel dopoguerra e fino agli anni settanta, la galleria ha funzionato come deposito giudiziario comunale dove fu accatastato vario materiale, come moto e auto sequestrate. Ma fu anche utilizzata come discarica fino a che, durante gli scavi per la realizzazione della galleria della Linea Tranviaria Rapida in piazza del Plebiscito, il tunnel fu intercettato per errore e così riscoperto. Ripulita dai detriti e rifiuti, la Galleria Borbonica oggi è entrata a far parte del circuito turistico della città. Gli ingressi sono tre: in Vico del Grottone, 4, in Via D. Morelli, 61 e in Via Monte di Dio, 14 (www.galleriaborbonica.com).
Eccoci giunti alla parte finale del nostro tour partenopeo e questa volta ci spostiamo direttamente sul mare, raggiungendo Posillipo, l’elegante quartiere residenziale posto sulla collina dell’estremità occidentale del Golfo di Napoli. “Che fa cessare il dolore”: questa è la traduzione del toponimo greco Pausilypon, in riferimento alla bellezza ristoratrice del panorama che si può ammirare da questa zona della città. E furono proprio i greci ad abitare per primi tale promontorio di rocce e alberi. Numerose sono poi le rovine che attestano la frequentazione romana. Dai tempi delle invasioni barbariche fino all’età moderna, nonostante la bellezza del paesaggio, la zona fu lasciata all’incuria e non fu interessata da nessun piano di sviluppo. Ma sono molte le attrazioni storiche, archeologiche e naturalistiche da visitare. A partire dal piacevole lungomare, ci imbattiamo nel barocco Palazzo Donn’Anna, proteso sul mare blu e circondato da piccole spiagge. Celebre palazzo monumentale del XVII secolo, realizzato per volontà di donna Anna Carafa, consorte del viceré Ramiro Núñez de Guzmán, su progettato dal più importante architetto napoletano di quel periodo, Cosimo Fanzago. Il Palazzo rimase però incompiuto a causa della prematura morte di Donn’Anna, assumendo così il fascino della decadenza e la nomea di luogo in cui sono ambientate leggende misteriose, spesso riportate alla luce e divulgate dalla scrittrice napoletana Matilde Serao. Si prosegue lungo la frastagliata costa tra grotte e ville, come la neoclassica Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali del presidente della Repubblica Italiana, visitabile solo in limitati periodi dell’anno. Si procede incontrando il borgo di Marechiaro, uno dei simboli della Dolce Vita degli anni ‘60 e da cui si gode un’incantevole vista sul Golfo di Napoli, il Vesuvio, la penisola Sorrentina e Capri. Subito dopo lo scoglione di Marechiaro, ci imbattiamo nel Palazzo degli Spiriti, usurato dal tempo e dall’azione del mare dal I secolo a.C., oggi abitato dagli spiriti secondo le leggende locali. Sulla punta del promontorio, l’importante Parco Sommerso e Area Marina Protetta di Gaiola rappresentano il fiore all’occhiello di Posillipo. Sui fondali è possibile osservare i resti di porti, ninfei e peschiere sommersi a causa del lento sprofondamento del terreno (fenomeno del bradisismo). Tutte le rovine appartengono al complesso della Villa Imperiale di Pausilypon e all’imponente Teatro del I secolo a.C., appartenuti al liberto romano Publio Vedio Pollione e oggi parte del Parco archeologico di Posillipo. Gaiola ha anche una notevole importanza biologica poiché sui fondali vi sono numerose comunità biologiche marine mediterranee. L’Area Marina Protetta è visitabile mediante visite guidate con battello a visione subacquea, itinerari snorkeling e diving (www.areamarinaprotettagaiola.it).
Il cristo velato: fascino e mistero alla Cappella di Sansevero
Nel cuore del centro antico di Napoli, in Via Francesco De Sanctis ai civici 19/21, c’è il Museo Cappella Sansevero, gioiello del patrimonio artistico internazionale e trionfo della creatività barocca, ma anche un luogo di mistero… In particolare a colpire il visitatore è il Cristo velato, un’opera marmorea unica nel suo genere, e le macchine anatomiche che solleticano la fantasia per essere a metà tra scienza e alchimia. La statua è opera un giovane artista napoletano della Giuseppe Sanmartino che la realizzò a metà del Settecento e rappresentante “Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua”. La sensibilità dell’artista ha reso possibile la veridicità della scultura dell’uomo coperto da un velo che modellato a colpi di scalpello sembra più vero del vero e dal quale traspare tutta la sofferenza del Cristo dopo la crocifissione. Altri prodigi custoditi nella Cavea sotterranea sono le famose Macchine anatomiche, gli scheletri di un uomo e di una donna completi di tutto l’apparato circolatorio e realizzate anch’esse nella seconda meta del 700 dal medico palermitano Giuseppe Salerno. Sembra incredibile, ma ancora oggi non si spiega come il medico abbia potuto realizzare un così efficace e duraturo sistema di conservazione. Da alcuni documenti sembra che il medico abbia iniettato una siringa a base di mercurio preparata dallo stesso principe di Sansevero proprietario della cappella… Ma le teorie si mischiano con le leggende che raccontano del principe Raimondo di Sangro che fece uccidere due suoi servi per farli imbalsamare in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri, le arterie e le vene. Ma questa era la nomea che il popolo sovente affibbiava a chi si interessasse di pratiche scientifiche sperimentali. (www.museosansevero.it)
Vedi o’ mare quant’ è bello
Una visita a Napoli non può concludersi senza la classica gita alle isole del Golfo – Procida, Ischia e Capri – cornici ideali per romantici viaggiatori e che da sempre incantano l’uomo per la loro bellezza. Procida è la più piccola delle isole dell’arcipelago campano, set ideale per capolavori cinematografici e collegata da un sottile ponte alla vicina isola di Vivara. Vicoli e chiese sono notevoli, come l’Abbazia di San Michele Arcangelo, che sorge sul promontorio di Terra Murata, a picco sul mare, e testimonia il ruolo che aveva in passato quale centro religioso e culturale dell’isola. Due le spiagge da raggiungere “a tutti i costi”: la spiaggia del Pozzo Vecchio protagonista in alcune scene del film “Il Postino” e la spiaggia della Chiaiolella, la più frequentata dell’isola. Da Procida, in mezz’ora di battello, siamo a Ischia, la più grande isola campana. Ischia Ponte è il suggestivo centro storico contraddistinto da vicoli e botteghe antiche, mentre Ischia Porto è un piccolo borgo di pescatori. Il castello Aragonese, ad Ischia Ponte, è il monumento più visitato. Infine Capri e la sua piazzetta, il classico punto di partenza per visitare l’isola. Qui ogni angolo è una suggestione, dagli spettacolari giardini di Augusto degli anni Trenta alla Certosa di San Giacomo, fino alle meravigliose ville fiorite, tra cui Villa Jovis, celebre residenza dell’imperatore Tiberio, che domina tutto il Golfo di Napoli, la Costiera Amalfitana e il porto di Marina Grande. Imperdibile la gita alla Grotta Azzurra di Anacapri così come ai Faraglioni. Dopo il tramonto le tre isole vivono all’insegna delle passeggiate romantiche e delle cene nei tipici ristoranti che offrono le buonissime specialità del posto.
Informazioni sulla navigazione: www.navlib.it – www.directferries.it
Il presepe qui è arte
Nelle vie adiacenti alla chiesa di San Gregorio Armeno, a Spaccanapoli, si tiene ogni anno, fra novembre e dicembre, la Fiera dei Pastori, un animatissimo mercatino delle statuine per presepe di ogni materiale, dimensione e soggetto, compresi quelli suggeriti dall’attualità. Per questo via San Gregorio Armeno ha finito per identificarsi con la strada degli artigiani del presepe, famosa in tutto il mondo per le innumerevoli botteghe dedicate all’arte presepiale. La via e le botteghe possono essere visitate durante tutto l’anno e riconduce ogni volta il visitatore alla magica atmosfera natalizia. Anche per ogni famiglia napoletana, il Natale a Napoli, è una visita “a San Gregorio Armeno”: una tappa obbligatoria che si compie prima di intraprendere la costruzione o l’ampliamento del proprio presepe.
Via San Gregorio Armeno congiunge perpendicolarmente due decumani, il Maggiore e quello Inferiore, e basta seguire i loro percorsi per immergersi nel caleidoscopio di colori, suoni, voci che è la via dei presepi.
Qui si può trovare di tutto per il presepe: dalle casette di sughero o di cartone in varie dimensioni, agli oggetti “meccanici” azionati dall’energia elettrica come mulini a vento o cascate, dai pastori di terracotta dipinti a mano a quelli alti 30 cm con abiti in tessuto cuciti su misura. Non mancano i pastori venditori di frutta, di pesce, il macellaio e l’acquaiola come il pizzaiolo “robotizzato” che inforna la pizza, i classici come i Re Magi e naturalmente la Sacra Famiglia, con il corredo di bue ed asinello, in tutte le dimensioni, fatture e prezzi. Ma accanto a vere e proprie opere d’arte, frutto del lavoro di famiglie artigiane che si tramandano il mestiere da intere generazioni, si trovano aggetti a dir poco kitsch, frutti della fantasia e dell’ironia dei napoletani: la statuetta (ma sarebbe meglio dire la caricatura) del politico o del VIP del momento è oramai divenuta uno dei classici. Alcuni artigiani si sono specializzati nella realizzazione di questi pastori sui generis e non appena un personaggio sale alla ribalta della cronaca, ne creano il relativo pastore, molto spesso enfatizzandone qualche particolare legato all’evento che lo ha reso famoso. Come non dimenticare Maradona con il suo pallone negli anni d’oro della squadra di calcio del Napoli o l’allora giudice Di Pietro e la schiera di politici condannati dell’era di Tangentopoli.
I presepi esposti catturano l’attenzione di grandi e piccini. Le botteghe offrono principalmente tutto il materiale necessario per costruirsi o espandere il proprio presepe o presepi già fatti.
Da non perdere anche…
• Museo Archeologico Nazionale. Uno dei più ricchi del mondo per le antichità greco-romane. Fra le cose più belle, le sculture dei grandi maestri, i mosaici, le sale della Villa dei Pisoni (da Ercolano).
• Duomo. Costruito nel Trecento ma molto rimaneggiato in seguito. La cappella di San Gennaro è un esempio di straripante stile barocco.
• Palazzo e Gallerie Nazionali di Capodimonte. Già residenza reale al tempo dei Borboni, ha una ricca pinacoteca (con opere di Cranach, Brueghel, Tiziano, Caravaggio e altri maestri). Interessanti gli appartamenti reali per il mobilio e le collezioni di porcellane.
• Fiera antiquaria alla Villa Comunale. Ogni terzo weekend del mese, il suggestivo parco della storica Villa Comunale fa da scenario a un affascinante mercatino dell’antiquariato. Con circa 300 espositori, è l’occasione giusta per trovare qualsiasi cosa appartenente al passato, oggetti e mobili antichi, piccoli gioielli d’altri tempi e pezzi originali provenienti da lontano.
Chi spizzica non digiuna
Pizza e spaghetti con ìa pummarola ën goppaî: il successo mondiale di questi due antichi “piatti poveri” ha fatto torto alla cucina napoletana, che è ben più ricca e sempre in evoluzione. Per chi vuol togliersi lo sfizio di andare a mangiare la pizza nella pizzeria che per prima, era il 1830, ha servito i clienti al tavolo (fino ad allora la si mangiava camminando, comprandola da bancarelle in strada) l’indirizzo è via Port’Alba al civico 38. Ecco qualche altro piatto napoletano un po’ meno scontato. Fra i primi, le tagliatelle con frutti di mare: condite con cozze e lupini di mare nel guscio, calamari, pomodori San Marzano, basilico, olio, aglio, peperoncino; gli ìscialatielliî alla pescatora, dove il sugo è fatto da gamberetti, cozze, vongole e calamari cotti nel vino con uno spicco d’aglio; la pasta e fagioli con cozze, fatta di ditalini, fagioli freschi, cozze, pomodorini maturi, peperoncino piccante, prezzemolo, aglio, olio d’oliva. Fra i secondi, le frittelle di acciughe, preparate con acciughe sotto sale, farina, olio, lievito di birra, origano, peperoncino e semi di finocchio; melanzane e acciughe, con pan grattato, uovo, limone, olio, prezzemolo, basilico, passata di pomodoro, pepe nero. Fra i dolci, due classici: la pastiera, a base di grano duro bagnato, farina, ricotta fresca, uova, burro e zucchero, il tutto aromatizzato con scorzette di cedro, acqua di fiori d’arancio, cannella in polvere, limone; il babà, fatto di un impasto di farina, zucchero e uova, fatto lievitare e cotto nel suo stampo, e bagnato con il “ponce” di sciroppo d’acqua e zucchero con rum e limone.
Aree sosta camper
AA Parco dei Camaldoli: Via Guantai Orsolona 121, dopo l’ospedale, coordinate GPS: N 40° 52 05 E 14° 12 19. Immersa nel verde, 36 piazzole. www.camperclubnapoli.it
AS Garage Patry: Via Nuova Poggioreale, 120. Camper service minimo, a 100 metri si trova la fermata tram che porta direttamente in centro.
AS Estatico: Via Prima Cipressi, Portici, coordinate GPS Lat: 40.827566 – Long: 14.351076. Dista 500 metri dalla stazione della Circumvesuviana di Portici. Custodita.
Parcheggio IPM Napoli: Viale Colli Aminei, 25. Servizi basilari, sorvegliato. GPS: N 40.5213343 E 14.1446316. Uscita tangenziale di Napoli Capodimonte. Tel. 081 741 1111.
Castagnaro Parking: via Via Vicinale Castagnaro 1, Pozzuoli. Coordinate GPS: 40.87023, 14.12165. Area attrezzata nel verde, vicino alle fermate della metropolitana per il centro. Tel. 347 0312747 – 081 5267545 – www.castagnaroparking.it
AA La Boutique del Campeggiatore: Via Madonnelle, 1a a Portici. Adiacente al negozio, sorvegliata, è gradita la prenotazione. www.boutiquedelcampeggiatore.it
Testo S. Perazzo – Foto D.R – Rivista Vita in Camper n. 113 Nov/Dic 2017