La posizione incantevole sul mare, i tesori d’arte, un clima dolcissimo fanno di questa piccola città la meta di chi cerca sole caldo e cielo terso in un ambiente mediterraneo che è riuscito a rimanere genuino in molti suoi aspetti.
Re e principi, papi e antipapi vi si sono rifugiati per sfuggire alle minacce di moti rivoluzionari o di eserciti nemici. Dentro le mura delle sue fortificazioni è passata per secoli la grande storia. Ma i cittadini italiani di sesso maschile, di età matura e che hanno fatto il servizio militare ricordano il suo nome per averlo sentito urlare dal loro comandante: “Se non fili diritto ti sbatto a Gaeta!” Oggi invece a Gaeta ci si va per una bella vacanza: il carcere militare è chiuso da molti anni.
In un certo senso un viaggio a Gaeta è un ritorno a tempi remoti, quando questo tratto di litorale tirrenico era disseminato di ville dei signori della Roma antica. Ve ne sono le rovine un po’ dovunque: l’esempio più famoso è la villa dell’imperatore Tiberio, presso Sperlonga, che aveva gli ambienti conviviali nel fresco di grotte marine popolate di statue di dei ed eroi del mito greco. Ma proprio qui in città, sulla vetta del Monte Orlando, c’è il grande mausoleo di Lucio Munazio Planco (di forma cilindrica, è alto circa 13 metri e ha un diametro di 30). Generale di Giulio Cesare, Munazio Planco scampò alle feroci guerre civili che decimarono la classe dirigente romana e venne qui a costruirsi una splendida villa per trascorrere in pace l’età avanzata. Scelta avveduta: arrivò all’età di 90 anni, un record per l’epoca.

Il doppio destino di Gaeta, di essere stata cioè una piazzaforte arcigna e un gradevolissimo luogo di soggiorno è tutto scritto nella sua geografia. Diamo un’occhiata dall’aereo: la cittadina sorge su uno sperone calcareo che avanza nel mare a dominare una distesa azzurra di forma grosso modo ovale, il Golfo di Gaeta. A nord-ovest è delimitato dal promontorio del Circeo. Scendendo verso sud sorvoliamo l’arcipelago delle Isole Ponziane disposte a corona (Ponza, Ventotene, Palmarola, Santo Stefano e Zannone) e più avanti osserviamo le isole di Ischia, di Procida e infine il promontorio di Capo Miseno che chiude il golfo a sud-est. È una gioia per gli occhi.
Sul lato terra, il litorale, protetto a nord-est dai Monti Aurunci, si presenta amico di chi vuol prendere il sole e fare il bagno, ma anche di chi ama andare in barca: ci sono approdi sicuri, in primo luogo Terracina, Gaeta e Formia, da dove partono traghetti (anche con trasporto di auto) per le isole di Ponza e Ventotene.

Entriamo nel centro storico di Gaeta. Vicoli e stradine strette e tortuose, chiese, scale, torrette, edifici accostati l’uno all’altro: non ci si può sbagliare, siamo in pieno medioevo mediterraneo. Se abbiamo l’occasione di ascoltare una conversazione fra due abitanti del posto, meglio se sono un po’avanti negli anni, non meravigliamoci: è dialetto napoletano verace. Gaeta al tempo del fascismo è stata assegnata alla provincia di Latina, allora Littoria, per una decisione politica, ma di laziale non ha niente: è storicamente una città campana almeno dall’alto medioevo. Se ci spostiamo nel borgo marinaro di Porto Salvo, di epoca più recente, le strade diventano diritte e il dialetto cambia un po’, sfumando verso il pugliese e le parlate dell’interno: è il risultato dell’immigrazione di pescatori dal Basso Adriatico e di contadini dalle vallate dell’interno.

Fra gli edifici notevoli di Gaeta spicca, in posizione dominante sulle pendici di Monte Orlando, un’imponente fortezza, il Castello Angioino-Aragonese (oltre 41.000 metri quadrati di superficie), che ha avuto una parte decisiva nelle vicende storiche della città. I documenti d’epoca fanno cenno all’esistenza di un castello già al tempo della guerra con la quale i greci di Bisanzio cacciarono i goti dall’Italia. Dopo di allora la città entra nella sfera dell’Impero Bizantino come buona parte del litorale italiano, sottraendosi alla dominazione longobarda. La città si rende progressivamente autonoma da Costantinopoli: nell’839 la carica di “ipata” (governatore) viene assunta da Costantino Gaetani e 78 anni dopo la sua famiglia, con Giovanni, ottiene il titolo ducale: da quel momento, e per i due secoli successivi, Gaeta è un piccolo stato in pratica indipendente. Batte moneta propria e prospera con i suoi traffici marittimi. Con l’arrivo dei normanni entra a far parte del regno che questi guerrieri formano nell’Italia meridionale e ne segue le sorti fino all’unità d’Italia. Il 25 novembre 1848 papa Pio IX si rifugia a Gaeta, ospite dei Borboni, in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana e vi rimane fino al 4 settembre 1849, periodo durante il quale Gaeta assume la denominazione di “Secondo Stato della Chiesa”.
L’ultimo a rifugiarsi dietro le poderose fortificazioni di Gaeta è stato Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie. Sconfitto da Garibaldi nella battaglia del Volturno, viene assediato dall’esercito piemontese fino alla resa finale nel febbraio del 1861. E questo e stato l’ultimo di ben 14 assedi subiti da Gaeta nel corso della sua storia. Ma torniamo al castello. Alla doppia denominazione corrispondono in effetti due edifici distinti collegati fra loro da un passaggio: quello Aragonese è stato carcere militare ed è prevista la sua trasformazione in sede universitaria, quello Angioino ospita una scuola della Guardia di Finanza.
Fra gli edifici religiosi, un posto a parte spetta al massiccio campanile della cattedrale. Arrivato fino a noi dal XII secolo senza subire alterazioni, è un ottimo esempio di quello stile moresco che ritroviamo in altri insigni monumenti del medioevo nell’Italia Meridionale, in primo luogo ad Amalfi. La cattedrale vera e propria, dedicata ai santi Erasmo e Marciano, ha subito nei secoli tante alterazioni che si stenta a credere che risalga al Duecento: all’interno contiene preziose opere, come l’altare barocco creato con marmi di vario colore dallo scultore Dioniso Lazzari.
Una spettacolosa formazione della roccia si intreccia con antiche leggende e devozione religiosa nel complesso della Montagna Spaccata, che presenta tre fenditure verticali. Quella centrale, profonda e molto suggestiva, si sarebbe formata alla morte di Cristo e conduce fino alla Grotta del Turco. Un migliaio di anni fa venne costruito in questo contesto il Santuario della Santissima Trinità, che ha visto arrivare in pellegrinaggio papi, santi e prelati. Che cosa c’entra il “Turco” in un contesto così rigorosamente cristiano? La leggenda vuole che un musulmano sia salito lungo la scala che porta all’interno della fenditura e che a un certo punto abbia appoggiato una mano contro la parete di roccia: la pietra diventò morbida come per ritrarsi da quel contatto, e l’impronta delle cinque dita è ancora visibile per lo stupore dei pellegrini.
Gaeta è un’ottimo punto di partenza per escursioni nella zona. E’ un peccato non fare una capatina a Sperlonga, con la sua Grotta di Tiberio e l’incanto del suo abitato storico, tanto “mediterraneo” da sembrare esotico. Nella bella stagione, una gita in barca alle Isole Ponziane è d’obbligo.
Area Protetta di Monte Orlando
Fitto intrico che si conserva all’interno del perimetro urbano di Gaeta, il Parco di Monte Orlando, ricco di vegetazione e situato all’estremità del promontorio di Gaeta. I 53 ettari del parco, istituito dalla Regione nel 1986, occupano il versante settentrionale della massa calcarea di Monte Orlando. Nel corso delle ere geologiche la conformazione del terreno si è caratterizzata con profonde spaccature, dando origine ad autentici spettacoli della natura. A comporre il mosaico dei colori concorrono la lucentezza degli affioramenti rocciosi, il verde della rigogliosa vegetazione, i riflessi indaco-smeraldo del mare.
Ancora oggi la natura calcarea del terreno favorisce lo sviluppo di una bellissima macchia mediterranea, formata da numerose essenze aromatiche che riempiono l’aria con la loro fraganza. Sono presenti bellissimi esemplari di carrubo che costituiscono una delle stazioni più settentrionali della costa tirrenica. Un intreccio particolarissimo si crea tra il pino d’Aleppo, il leccio, la sughera, la roverella, il lentisco, il mirto, la ginestra, la filirea, l’euforbia ed il cisto nelle tre varietà comune, marittimo e rosa. Una menzione a parte merita la palma nana, unica specie di palma che cresce spontanea in Europa a ridosso delle falesie. La fauna si caratterizza soprattutto per la presenza di avifauna, migratoria e non, rappresentata da gabbiani, upupe, ghiandaie marine e rondoni, mentre numerosissimi passeriformi allietano l’aria con il loro canto. Una coppia di falchi pellegrini nidifica sulle falesie. Nel sottobosco si aggirano piccoli roditori come i moscardini, le arvicole, i ricci.
La spiaggia di Fontania
La piccola spiaggia di Fontania, sulla costa meridionale della città di Gaeta, poco a Nord-Ovest dopo la spiaggia di Serapo, conserva ancora oggi i resti di una grandiosa villa romana del I secolo d.C. Chi sia stato il proprietario resta da spiegare anche se il toponimo del lido si vuole derivare dal console Gneo Fonteio o da Fonteio Capitone, pretore a Formia. Alle spalle dell’insenatura sabbiosa sono molteplici grotte con vani coperti da volte a botte. Due grandi grotte con un’unica entrata sono disposte sul lato orientale. Sul fondo di quella di sinistra una piccola sorgente potrebbe spiegare l’etimologia del nome! Le opere romane si protendono nel mare sul lato meridionale; l’insenatura ha nel mare una fila di sei grandi piloni. Da questo particolare complesso di opere subacquee, che si collegano ad altre strutture interrate nella spiaggia, deriva l’idea che su questa insenatura dovesse esservi una grande piscina comunicante con il mare.
Tanta buona cucina
La cucina di Gaeta ha le sue radici nella pesca, nei commerci marittimi e nelle risorse dei territori alle spalle della città. Antichissima è la coltivazione dell’ulivo, che fornisce un prodotto di pregio, l’”oliva di Gaeta”, per la quale è stata richiesto il marchio Denominazione di origine geografica. Gran parte della produzione va nella conserva in salamoia: l’oliva ha colore violaceo, forma più o meno affusolata, sapore amarognolo e vinoso. Dagli orti della costa, in prevalenza irrigati con acqua salmastra, viene una qualità di pomodoro locale, la “spagnoletta”. E’ piccolo e si presenta a spicchi. Saporito, un po’ agro e acidulo, è molto indicato per le insalate.
Piatto caratteristico di Gaeta è la “tiella”, che è una specie di pizza ripiena chiusa lungo il bordo e cotta nel forno. Il ripieno può essere tutto di verdura, di pesce, oppure misto, di verdura e di pesce. Fra le più apprezzate sono la tiella di calamaretti e quella di scarola e baccalà. Nato come pasto completo di pescatori e contadini e poi trascurato con il miglioramento del tenore di vita, ha ritrovato popolarità come piatto genuino del territorio. Non è facile da preparare: il ripieno deve rimanere morbido durante la cottura, ma non acquoso al punto da inzuppare la pasta, che deve uscire dal forno ben cotta e consistente, in modo che la tiella si possa mangiare con le mani tagliata a quarti.
Ristoranti
• La Cantinella Gaetana (slow food, pesce). Via Duomo, 16. Tel.:0771 450 005
• Locanda Grappolo d’Oro. Salita del Leone, 8. Tel.:0771 461 748
• Ristorante Lupo di Mare. Via Bausan, 6/8. Tel.: 0771 465 559
• Ristorante La Saliera. Lungomare Caboto, 516. Tel.: 0771 465651
• Ristorante Masaniello. Piazza Commestibili, 6. Tel. e fax: 0771 462296.
Da non perdere

• Centro Storico Culturale. In un antico ospedale del Trecento, raccolta di opere d’arte medievali e posteriori. Espone il prezioso stendardo di Lepanto, in seta dipinta, dono di Papa San Pio V e cimelio della celebre battaglia del 1571 fra la flotta cristiana, che salpò da Gaeta, e quella turca.
• Santuario della Santissima Annunziata, consacrato nel 1352 ma restaurato in stile barocco nel 1624. Qui Papa Pio IX, rifugiato a Gaeta, meditò nella cappella detta Grotta d’Oro prima di proclamare il dogma della Immacolata Concezione.
• Chiesa di San Giovanni a Mare. Costruita nel X secolo dal duca di Gaeta Giovanni IV, ha una caratteristica cupola in stile arabo.
• Tempio di San Francesco di Assisi. Costruita nel 1222 dal Santo, si presenta oggi con un’architettura neogotica. Imponente la statua della Religione al centro della grande scalinata di accesso.
Eventi più importanti
• 31 dicembre.”Gli strusciu”. La sera e la notte di San Silvestro, orchestrine di giovani percorrono la città suonando e augurando buon anno a negozianti e privati.
• Maggio. Manifestazioni gastronomiche “La Tiella”
• 2° domenica di agosto. Madonna del Porto. Suggestiva processione: la statua viene posta su un’imbarcazione e portata al largo accompagnata da un corteo di barche.
COME ARRIVARE
Per chi arriva da lontano, il modo più veloce per raggiungere Gaeta è dall’Autosole. Si esce a Cassino, ci si immette in direzione Formia sulla statale N.630 che attraversa gli Aurunci con un percorso per buona parte di fondovalle e in una quarantina di km si è a destinazione. Da Roma si raggiunge Gaeta in circa 120 km, prendendo prima la statale 7 Appia e poi, da Terracina, la statale 219 Flacca. Da Napoli, che dista circa 80 km., si arriva a Formia e Gaeta con la statale 7 quater.
DOVE SOSTARE
• Baia Camping: S.S. 213 Flacca, Km 21.400 – tel. 0771.743085
• Cajetas: S.S. 213 Flacca, Km 20.800 – tel/fax 0771.743040
• Copacabana: S.S. 213 Flacca, Km 20.350 – tel. 0771.743001
• Da Benedetto: S.S. 213 Flacca, Km 22.300 – tel/fax 0771.743018
• Internazionale: S.S. 213 Flacca, Km 20.500 – tel. 0771.743088
• Lo Scarpone: S.S. 213 Flacca, Km 20 – e-mail: lo scarpone@interfree.it – tel/fax 0771.741115
• Oasi: S.S. 213 Flacca, Km 20.640 – cell. 338.21 96 900 – tel/fax 0771.743060
• Riviera di Gaeta: S.S. 213 Flacca, Km 21.500 – tel/fax 0771.462363
• Sea Garden: S.S. 213 Flacca, Km 21.300 – tel. 0771.743024
INFORMAZIONI
Informare: Via Serapide, 26 – 04024 Gaeta – tel/fax 0771.452518; E-mail: info@informaregaeta.it
ProLoco: Via Serapide, 26 – 04024 Gaeta – tel/fax 0771.452518 ; E-mail: info@prolocogaeta.it;