Viaggio tra mare e tonnare di Sicilia in camper

Viaggio tra mare e tonnare di Sicilia in camper – La memoria delle tonnare

Testo Davide Bernieri Foto D.R.

Dai Fenici alla metà del Novecento la pesca al tonno ha caratterizzato le coste siciliane, lasciando vestigia e una diffusa cultura popolare oggi estinta. Viaggiare alla ricerca di questo mondo perduto significa immergersi nei luoghi più suggestivi della Sicilia che vuole difendere il lascito di un lungo e glorioso passato

Una tradizione secolare estinta, che ha lasciato tracce nell’architettura, nella struttura produttiva ma, soprattutto, nella memoria diffusa di questi scorci di Sicilia: la pesca del tonno con la tonnara, complessa tecnica che vede gli uomini intrappolare i pregiati esemplari in un sistema di reti fino a sfociare nella mattanza, ossia nella loro cattura di massa, ha caratterizzato ampie zone costiere dell’isola, dalla dominazione araba fino agli anni ’50 del Novecento quando è iniziato il lento e, inesorabile, declino di questo sistema di pesca inventato, pare, dai Fenici e diffuso più o meno in tutto il mare Mediterraneo. 

La storia

Il concetto che sta alla base della tonnara è quello di una grande trappola mobile, costruita con reti che incanalano il branco di tonni fino a costringerlo in una stretta camera nella quale i pescatori (o tonnaroti) riescono a issare sulle barche i pesci, alcuni dei quali di dimensioni e peso veramente notevoli, per mezzo di arpioni. Un lavoro duro che necessitava di organizzazione, sapienza e forza fisica, che talvolta non bastavano per assicurarsi un bottino degno, vista la solita imponderabilità della vita del pescatore. Catturati i tonni, il pescato era portato a riva e lavorato in stabilimenti proto industriali nei quali le carni preziose e tutti gli altri “tagli” erano trasformati per poi essere spediti e consumati in tutto il mondo. Un fiore all’occhiello della Sicilia, isola al centro del Mediterraneo e lambita dalle rotte migratorie dei grandi pesci, quindi terra di catture fin dai tempi antichi, poi luogo che ha visto tutte le evoluzioni di questa spettacolare tecnica di pesca fino alla sua estinzione, schiacciata da ecoscandagli, gps, pescherecci hi-tech d’altura. 

Oggi le tracce più spettacolari rimaste da quell’epoca sono gli stabilimenti di lavorazione dei tonni, cattedrali di un’industria spazzata via dalla moderna pesca internazionale e dalla cultura di origine asiatica di consumo delle carni di tonno fresche, e gli edifici, alcuni di pregevole fattura architettonica, nei quali si ricoveravano le barche, le reti e si svolgevano tutte le operazioni di manutenzione e vita sociale legate alla tonnara. Perché il mondo della pesca del tonno siciliano non era solo un fenomeno produttivo ed economico, bensì impattava in maniera forte la struttura sociale dei luoghi, con una commistione di cameratismo, gerarchia, povertà, superstizione, anche religiosa, che costituiva un complesso di regole difficilmente comprensibili per un profano.

Favignana

Per visitare il più spettacolare esempio di tonnara siciliana occorre recarsi a Favignana, isola delle Egadi di fronte alla costa tra Trapani e Marsala, e raggiungere l’Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana, un tempo cuore pulsante della lavorazione del tonno rosso in Sicilia, ora grandioso esempio di archeologia industriale salvato da decenni di abbandono e degrado, convertito a museo permanente dedicato a questa tradizione. Il colpo d’occhio è spettacolare e lascia senza fiato l’enorme complesso costruito proprio sulla battigia, i suoi volumi e gli spazi che ospitavano anche il ricovero delle barche e di tutto il voluminoso materiale destinato alla pesca.

La potente famiglia Florio acquistò la tonnara a metà Ottocento e ne curò l’ampliamento nel 1878 commissionando i lavori all’architetto Giuseppe Damiani Almeyda: il risultato è una vera e propria “cattedrale” della lavorazione delle carni di tonno, con le sue ciminiere in mattoni che si stagliano come moderni e laici campanili, su un mare dal meraviglioso colore azzurro. In piena lavorazione, questo complesso stabilimento industriale impiegava tantissime maestranze ed era uno dei simboli più evidenti del potere economico e sociale dei Florio: lo stabilimento di Favignana, conseguentemente alla riduzione della pesca di tonno rosso, venne progressivamente abbandonato, fino agli anni ’70, quando fu chiuso definitivamente. Decenni di abbandono e di degrado minarono i fasti di questa struttura, poi acquistata dalla Regione Sicilia per ricavarne un museo dedicato alla tonnara e alla tradizione regionale. Una curiosità: Favignana ospitò l’ultima tonnara organizzata in Sicilia, nel 2007, poi tutto fu consegnato alla polvere del tempo.

Valderice – Bonagia

Bonagia

Proseguendo lungo la costa a nord di Trapani, lungo la strada costiera SP20 si incontra un altro luogo simbolo sella tradizione della tonnara in Sicilia, Bonagia, che ospitava una struttura storica per la cattura dei tonni fin da epoca antichissima. Oggi le strutture della antica tonnara sono state trasformate in un resort esclusivo e suggestivo, del quale è visitabile solo il cortile interno: su di esso si affacciano gli ex ricoveri delle barche ed è possibile immaginarli brulicanti di vita e di lavoratori, pur in questa atmosfera di relax lussuoso di oggi. Di spicco è la torre di avvistamento a pianta quadrata, un tempo edificio prezioso in termini di controllo del mare, oggi sede di un museo dedicato proprio alla cultura delle tonnare. Un’associazione locale, denominata proprio Salviamo le Tonnare (facebook.com/SalviamoLeTonnare), lavora per preservare la cultura materiale di questi fenomeni economico-culturali, raccogliendo e catalogando reperti di ogni tipo riferiti alla pesca. È possibile organizzare una visita guidata del museo, che comprende anche un modello di tonnara che ne illustra il funzionamento. 

Bonagia

San Vito Lo Capo

È denominata la Tonnara del Secco uno dei luoghi che hanno visto la pesca del tonno prosperare fin dall’antichità in questo angolo di Sicilia, oggi nei pressi di San Vito Lo Capo. Lasciando il paese usando la strada SP63 che si tiene sulla destra la figura del Monte Monaco, poi con la SP16, si giunge a questo tratto di costa caratterizzato dalla presenza della tonnara, ormai in disuso, ma di certo uno degli esempi più importanti per la storia della mattanza in Sicilia e per la cultura della trasformazione del pesce a essa collegata. Basti pensare che sono ancora visibili vasche da acquacoltura risalenti al IV secolo avanti Cristo, usate per l’allevamento e la trasformazione di pesci in “garum”, la salsa a base di pescato fermentato molto apprezzata nelle cucine dell’antica Roma.

Tonnara del Secco San Vito Lo Capo
Tonnara del Secco San Vito Lo Capo

I primi documenti scritti che testimoniano la presenza di una tonnara in loco sono molto più recenti, risalgono al 1400, mentre la tonnara, che comprende anche magazzini, ripari per le barche e caseggiati per l’alloggio dei tonnaroti, fu in attività più o meno ininterrotta fino al 1968. Falliti i progetti di ristrutturazione a uso turistico, oggi sulle discese a mare, una volta percorse dalle ciurme che si preparavano per la pesca, è possibile godere di un po’ di relax e di quell’atmosfera che ha ispirato anche set cinematografici come Cefalonia o Il commissario Montalbano.

Arenella

Arenella

Siamo sul lungomare tra Palermo e Mondello, la Tonnare dell’Arenella è uno dei complessi architettonici più impressionanti per la sua storia e per la sua capacità evocativa. Ancora una volta protagonista la famiglia Florio, che acquistò il complesso nel 1830 e ne commissionò l’ammodernamento dall’architetto Carlo Giachery. Il risultato dei lavori è l’edifico dei Quattro Pizzi, espressione unica di un neogotico “mediterraneo”, sormontato da quattro torri ai quattro angoli dell’edificio stesso. Un palazzo che nella sua eleganza ha ospitato personalità e le ha ispirate, come accadde alla Zarina di Russia, ospite durante il suo soggiorno a Palermo, che volle riprodurre i Quattro Pizzi nei pressi di San Pietroburgo sulle rive del Golfo di Finlandia, edificio tuttora esistente denominato “Renella”. La pesca e la lavorazione delle carni di tonno in questa struttura palermitana proseguirono fino ai primi anni del Novecento, poi complice un cambiamento nelle rotte di migrazione dei pesci Vincenzo Florio decise di chiudere l’attività e di trasformarla in abitazione per la famiglia. Oggi la ex tonnara ospita una sala esclusiva per ricevimenti. 

La tonnara di corsa

Pensate alla complessità nel costruire un complesso di reti ancorate al fondo con un numero imponente di ancore, per un’estensione di circa 5 km e una larghezza di 40-50 metri: la tonnara è tradizionalmente composta da cinque camere, divise da reti che possono essere aperte per permettere il passaggio dei tonni. L’ultima, la camera della morte, ha una rete sul fondo che viene issata dai tonnaroti per fare affiorare gli esemplari durante la mattanza e poterli così issare sulle barche. 

Le barche nero pece

È una delle caratteristiche delle imbarcazioni della tonnara quella di essere di colore nero pece: le barche, tutte mosse a remi, servivano per costruire la struttura e per trasportare tutta l’imponente matassa di reti e cavi che andavano a comporre la tonnara. Alcune avevano una finestra in vetro sul fondo che permetteva di controllare i branchi.

L’equipaggio

Ogni tonnara di grandi dimensioni occupava 90-100 tonnaroti insieme a un piccolo esercito di retaioli, cordai e carpentieri. Il capo era chiamato rais, impartiva gli ordini ed era responsabile dell’esito della pesca. Spesso era un ruolo tramandato in famiglia insieme a misteriosi libri comprendenti regole metereologiche, condizioni del mare e del comportamento dei branchi di tonni. Tutto il mondo delle tonnare era impregnato di una semplice spiritualità cristiana, tra processioni, ostentazioni di santi e preghiere che coinvolgevano tutta la comunità, comprese le famiglie rimaste a terra. 

La lettura

Volete immergervi in un pezzo di storia di Sicilia? Non perdetevi i due volumi della saga dei Florio, I leoni di Sicilia e L’inverno dei leoni di Stefania Auci, Edizioni Nord (editricenord.it).

Illustrazione della Tonnara a Favignana

Info 

L’itinerario descritto si sviluppa nella zona nord occidentale della Sicilia. Si può scegliere di arrivare qui via terra con passaggio in nave tra Reggio Calabria e Messina, oppure prendere un traghetto da diversi porti (Genova, Civitavecchia e Napoli) per raggiungere Palermo, la città più vicina alle tonnare del trapanese. In caso di fly&drive ci si può appoggiare a compagnie di noleggio camper in loco. Per raggiungere Favignana bisogna prendere il traghetto a Trapani (traversata di circa un’ora)

Di seguito gli indirizzi delle tonnare citate:

W: tonnaraflorio.it

W: visitsicily.info; westofsicily.com; favignana.com

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