Città universitaria vitale e ricca di testimonianze storico-artistiche. Base di partenza per visitare la Certosa o i centri dell’Oltrepo a caccia di vini e sapori genuini.
Sono in molti a dimenticare Pavia negli itinerari da svolgere nel week-end. Molto più spesso ci si sofferma sulla Certosa o si prosegue verso le terre dell’Oltrepo, ma Pavia, a due passi da Milano e facilmente raggiungibile da Torino, Genova e dai centri principali del nordovest, merita una visita accurata.
La città è ricca e piena di stimoli, grazie anche all’università che attira studenti da tutta Italia, come è ricca la sua storia che da duemila anni la vede testimone del passare dei popoli. Fu infatti fondata sulla riva sinistra del Ticino come accampamento militare romano, ma allora si chiamava Ticinum. Oggi è un importante centro agricolo e commerciale e sede di una prestigiosa e antica università: l’Università di Pavia, fondata nel 1361 da Carlo IV.
Pavia, Castello VisconteoLa visita alla città può partire da nord dal Castello Visconteo fatto costruire da Galeazzo Visconti tra il 1360 e il 1365. Oggi i saloni del castello ospitano i Musei Civici e una ricca Pinacoteca con opere del Seicento e Settecento, il Museo Etnografico e quello del Risorgimento. Vicino al castello vi è la Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, risalente al XII Secolo, che ospita le reliquie di Sant’Agostino. Proseguendo sulla strada Nuova vi è il teatro civico Fraschini, eretto in onore dello stesso soprano tra il 1771 e il 1773, e poco oltre vi sono 3 antiche torri medievali a base quadrata erette da antiche potenti famiglie pavesi in onore della nascita dei primogeniti maschi. Una volta queste torri erano numerosissime, tanto che Pavia era denominata “la città dalle cento torri”. In Piazza della Vittoria si può ammirare il Broletto, risalente al XII-XIII secolo, ora sede del Comune. Il Duomo, voluto dal cardinale Ascanio Sforza, fratello di Ludovico, nel XV secolo, è una delle opere più importanti del Risorgimento lombardo, nonché terza Chiesa di maggiore altezza in Italia. All’interno sono conservate le reliquie di San Siro, primo vescovo di Pavia e la corona di spine di Cristo. Il Recisole, monumento equestre simbolo della città, è opera di Francesco Messina (1937). Uno dei simboli di Pavia è il Ponte Coperto, detto anche Ponte Vecchio attraversa il Ticino collegando il centro storico della città con il pittoresco quartiere un tempo fuori dalla mura periferiche della città chiamato Borgo Ticino. Il ponte segnava il confine tra il Regno di Sardegna (Borgo Ticino) e Regno Lombardo Veneto, di dominazione austriaca (Pavia) dal 1815 al 1859. Durante la seconda guerra mondiale fu distrutto per essere ricostruito pochi anni dopo identico com’era in passato. Dall’altra parte del ponte il Borgo Ticino ha un curioso monumento in bronzo che ritrae una lavandaia, un omaggio alle infinite generazioni di donne che nel fiume lavavano i panni. Si può visitare la chiesa tardo-romanica di S. Maria in Betlem, così denominata per la sua posizione su Via dei Mille, un tempo direttrice per la Terra Santa, la Via Francigena. Altra curiosità è il Borgo Basso con le sue case alluvionate ogni qual volta il Ticino oltrepassa l’argine.
Specialità da gustare
Il riso è onnipresente in queste terre e, per chi non disdegna la loro prelibatezza, immancabili sono le rane. Fritte, adagiate sul risotto o in guazzetto, come ripieno di frittate, queste umili creature dell’acqua (un tempo fonte proteica preziosa per i contadini), si accompagnano con un buon Riesling locale. Gli altri vini sono la robusta Bonarda, il Buttafuoco e il Barbacarlo. Famosi gli spumanti di Santa Maria alla Versa. Cercate la “zuppa alla pavese”, che sembra sia stata creata casualmente per Francesco I, sconfitto da Carlo V e affamato dopo la battaglia, che accoppia nel brodo un uovo. Prelibatezze locali anche il salame e la coppa, gli stracotti, gli umidi, i formaggi. L’anguilla a Borgo Ticino la preparano con burro, cipolla, erbe, noce moscata, vino. Fra i salami celebre è quello di Varzi, realizzato con carne grassa e magra di maiale, macinata a grana grossa, arricchita da pepe e aromatizzata con vino rosso che ha tenuto in infusione degli spicchi d’aglio. Vi è poi il salame d’oca che ha le stesse radici storiche del prosciutto d’oca. Può essere consumato crudo, come antipasto, oppure cotto. In questo caso diventa una pietanza. Fra i dolci oltre alla “torta sabbiosa” o “torta paradiso” ricordiamo le “offelle di Parona”, biscotti fatti con farina, burro, uova, zucchero e olio d’oliva. Di origine pavese è anche la colomba, che l’industria dolciaria ha ormai diffusa in tutta Italia: una leggenda la riporta ai Longobardi e racconta di una fanciulla che preservò la sua virtù servendo al re Alboino un prelibato dolce di sua invenzione a forma di colomba.