Appoggiandoci a un fattore “poeta”, che si è specializzato nella produzione di zafferano, andiamo a visitare Forlì, che a giugno ospita una grandiosa mostra sul Liberty italiano, e poi a Faenza.
Cominciamo con una grande opportunità da cogliere in zona Cesarini. Fino al 15 giugno 2014, ai “Musei San Domenico” di Forlì, è aperta la mostra “Liberty, uno stile per l’Italia Moderna”. In Italia non c’è mai stato un evento in grado di esplorare a fondo questo movimento, ma finalmente ci viene offerta questa possibilità. Nella mostra, infatti, vengono evidenziate in modo esauriente e suggestivo tutte le peculiarità del Liberty italiano: le sue origini, i suoi rapporti con l’arte europea, la sua multiforme produzione (architettura, pittura, scultura, ceramiche, arredi, tessuti, gioielli, manifesti pubblicitari e cartelloni teatrali). Tra esotismo, simbolismo e donne fatali, possiamo conoscere tanti artisti collegati allo Stile Floreale che, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, ha rappresentato in tutta Europa una radicale e polemica tendenza al rinnovamento dell’arte e del gusto. Era la stagione della “Belle Epoque”, c’era molto ottimismo e un gran desiderio di godersi la vita, ma strisciava anche una sottile inquietudine: tra belle donne e champagne, si ballava sul baratro dell’ormai incombente “Grande Guerra”. Il complesso di San Domenico si affaccia su un piazzale alberato di ampio respiro: è stato restaurato di recente e ci saprà di sicuro offrire ancora altre stimolanti proposte.
In corso Garibaldi 10 è possibile ammirare la vetrina liberty di una cartoleria, poi, svoltato l’angolo, proprio nel cuore di Forlì, ecco l’animata Piazza Aurelio Saffi. Il campanile della medievale basilica di San Mercuriale contribuisce ad ampliare la già vasta prospettiva scenografica. Accanto a palazzi antichi, si notano imponenti testimonianze architettoniche del Ventennio fascista. L’effetto complessivo è tutt’altro che sgradevole. In Forlì è molto evidente la presenza dell’”Architettura razionalista”, diffusa a piene mani dal fascismo un po’ in tutte le città italiane, ma qui particolarmente imponente: Mussolini era nato da queste parti. Il Razionalismo aveva il compito di creare uno stile architettonico monumentale e celebrativo, con planimetrie squadrate, rivestimenti in lastre di marmo, porticati, colonne e archi. In molte città tutto ciò ha portato al discutibile sventramento di interi quartieri, ma a Forlì il risultato è vasto, omogeneo e, inserito nel contesto storico dell’epoca, sicuramente interessante. Il percorso tra Piazza Saffi e la stazione ferroviaria, anch’essa risalente a quel periodo, è tutto all’insegna dello stile razionalista.
È ora di andare alla ricerca di un Fattore. Sulle prime colline di Faenza, a Oriolo dei Fichi, si trova l’”Azienda Agricola Montepiano”. Una torre quattrocentesca domina la scena. Da una parte si stende la pianura, dall’altra le colline si perdono in una dolce fuga: il paesaggio è ricco di fascino. Qui abbiamo conosciuto un appassionato coltivatore, Nino Tini, che, dopo aver insegnato per anni pratica agricola in una scuola professionale, ha creato un’azienda particolarissima. Accanto alla coltura biologica della vite e degli alberi da frutta, sulla base di antichi documenti rinvenuti in un vicino convento, il signor Nino ha reintrodotto in Romagna la coltivazione dello zafferano. D’autunno, i petali viola dei crochi colorano le colline circostanti. La signora Biancarosa si impegna nel recupero delle tradizioni culinarie del territorio: occorre però prenotare in anticipo, perché tutto quello che arriva sulla tavola non si può improvvisare al momento.
Il vino, “Rosso Oriolo IGP”, è prodotto in limitata quantità (5.000 bottiglie all’anno), a riprova di una visione del mondo a misura d’uomo, fatta per apprezzare e per godere con serena parsimonia il bello della vita nel rispetto assoluto dell’ambiente. Nino Tini, cortese e simpatico affabulatore, è anche poeta: la “Strada della Poesia”, un lungo sentiero collinare da San Mamante a Castrocaro, è ombreggiata da piante sui cui tronchi sono affissi i suoi versi. I camper vengono ospitati vicino al “Solarium”, un terreno in posizione panoramica proprio sotto la torre
(www.torredioriolo.it).
Scendiamo a Faenza. Il centro della città è caratterizzato dalle contigue piazze della Cattedrale e del Comune, diventate rispettivamente della Libertà e del Popolo. Le due piazze, in realtà, si presentano come un’unica lunga struttura, divisa a metà dall’incrocio del cardo e del decumano romani. La prima è dominata dall’imponente facciata (incompiuta ma forse anche per questo molto suggestiva) del Duomo, che sorge su una scenografica e rilevante scalinata. Di fianco c’è la barocca Fontana Monumentale. Barocca è pure la ricostruita Torre civica (l’originale fu minato dai Tedeschi in ritirata nel dicembre 1944). Seicentesca è anche la caratteristica loggia antistante il Duomo, detta “dei Signori” o “degli Orefici”. Eleganti palazzi del primo ‘900 ostentano decori liberty in ceramica e in ferro battuto. I diversissimi stili degli edifici di Piazza della Libertà formano comunque un insieme ben armonizzato. In Piazza del Popolo, invece, si fronteggiano con elegante simmetria il palazzo comunale e il palazzo del Podestà, entrambi forniti di un loggiato a due piani. Faenza è la città della ceramica. Il “Museo Internazionale delle Ceramiche” ne espone di ogni epoca e di ogni parte del mondo, ma numerose risalgono al Liberty (www.micfaenza.org). E così si chiude il cerchio sullo Stile Floreale in Romagna.