Il nord del Paese rivela la sua grande anima atlantica e regala molte sorprese, compreso un notevole affollamento turistico. Il diario di viaggio.
Abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio su indicazione di amici messicani, essenzialmente per soddisfare la sete di cultura paleontologica della piccola Sofia; ci siamo ritrovati a condividere paesaggi magnifici e momenti indimenticabili con quelli che sarebbero poi diventati inseparabili compagni di viaggio, nonché cari amici. Vorremmo che questo report servisse a tutti i camperisti che decideranno di intraprendere questo viaggio, così come noi abbiamo “biecamente” sfruttato gli utilissimi report di chi c’era stato prima di noi.
Considerazioni generali
A parte nelle città, non abbiamo mai sostato nei campeggi; in realtà, in Spagna sarebbe proibito dormire al di fuori delle aree preposte, che per inciso, non esistono: o campeggio o niente. Sempre in teoria. Perché in pratica gli spagnoli praticano ancora molto la vacanza in tenda, perciò è molto facile trovare i campeggi al completo soprattutto nella bella stagione: quando è così, nessuno si lamenta se i camperisti sostano anche nel parcheggio appena fuori il camping. Se i campeggi sono mezzi vuoti, allora possono sorgere dei problemini. In ogni caso, noi ci siamo sempre arrangiati, anche perché in prossimità di ogni spiaggia c’erano WC chimici, perfetti, ma non per chi ha il serbatoio nautico delle nere (come nei camper un po’ più datati). Per il carico di acqua, direi in generale nessun problema: praticamente ovunque c’è una fontanella e nessuno ci ha mai creato problemi mentre caricavamo (benché fossimo tre camper). Diciamo che in generale ci si deve saper un po’ adattare: la Spagna non è certamente attrezzatissima per un’accoglienza “ufficiale” dei camperisti, ma non è nemmeno una nazione “ostile”. Le persone del nord sono molto simpatiche parlando in generale e a volte guardavano i nostri mezzi come fossero astronavi atterrate da Marte (soprattutto quando, sbagliando strada, passavamo in mezzo alla campagna). Il cibo è molto “robusto” ma a prezzi contenuti. Vale certamente la pena intraprendere un viaggio in questa zona, non foss’altro che per conoscere una Spagna decisamente diversa dall’immagine classica che tutti abbiamo. Piccola pecca (se di pecca si vuol parlare) è stato il tempo. In ogni caso, anche la pioggia non ci ha rovinato la festa, dato che questo resta comunque uno dei più bei viaggi che abbiamo fatto!
Salutiamo il Lago di Garda
Siamo partiti dal lago di Garda in 12 a bordo dei nostri tre camper, una mattina di agosto, pronti per l’avventura! La prima tappa è stata in Francia, a Saint Marie de la Mère, nell’area di sosta appena dentro il paese, molto ben segnalato. Siamo stati lì, perché volevo mostrare alle mie figlie santa Sara (in attesa di far santa me!), la patrona degli zingari. La sera abbiamo fatto una passeggiata al mare mentre la mattina dopo, all’alba abbiamo scattato foto ai fenicotteri che passeggiavano tranquillamente nella palude e, più tardi, non è mancata una visita alla chiesa. L’area di sosta non era male (a parte i bagni, ma tant’è), il paesino si è fatto un tantino troppo turistico per i miei gusti, ma la zona è comunque sempre “magica”.
Carcassonne
Carcassonne, Le mura
La tappa successiva è Carcassonne: bellissimo il castello, da fuori, dentro sembra Gardaland, ci sono solo negozi e bar. Di quel giorno ricordo un caldo equatoriale ma vale la pena una sosta (abbiamo parcheggiato proprio sotto le mura, senza grandi problemi). La notte l’abbiamo passata appena fuori un casello autostradale, con lepri che entravano ed uscivano tranquillamente dai bagni, dato che non siamo stati capaci di trovare un campeggio. Tutto ciò senza grandi preoccupazioni, primo perché eravamo in tre camper e non da soli; e secondo perché sappiamo per esperienza che la Francia è il paradiso dei camperisti, perciò anche una sosta un po’ “selvaggia” come questa viene tollerata senza problemi. Dopo aver costeggiato i Pirenei sul versante francese, la mattina dopo, siamo arrivati finalmente in Spagna, a San Sebastian: qui ci avevano detto che c’è un acquario molto bello, ma non siamo riusciti a trovare un parcheggio per i nostri tre bestioni (ecco, invece, lo svantaggio di essere in tanti!), perciò siamo dovuti ripartire, con la speranza che il viaggio in Spagna non sarebbe stato tutto così!
Bilbao e Laredo
Bilbao l’abbiamo guardata dall’alto: vista l’esperienza precedente, non abbiamo nemmeno tentato l’avvicinamento, proseguendo verso Laredo, dove siamo arrivati in serata. Durante il viaggio siamo passati in mezzo al paese di Guernica (anche qui problemi di parcheggio non ci hanno permesso la sosta) e ci siamo fermati per un camper-service a Bermeo: nel parcheggio del cimitero, alla fine di una salita un po’ ripida, si trova una fontanella per il carico. Già che c’eravamo, siamo andati a cercare una spiaggia, per goderci il primo bagno spagnolo: subito dopo il camposanto una stradina ripida porta a degli scogli dove i più audaci possono tuffarsi. Devo dire che in quel momento ho pensato di aver fatto la scelta sbagliata, visto che questo non era certo il mare più adatto per le mie figlie, soprattutto per Sofia, che ha otto anni: fortunatamente avrei avuto modo di rimangiarmi questo pensiero, già vedendo l’immensa spiaggia di Laredo. Il fiuto infallibile del capitano della carovana ci ha guidati fino al parcheggio in fondo al paese, nel parcheggio di fronte ad un ristorante. La spiaggia qui era veramente, come dire, oceanica: lunga, ma nemmeno tanto larga alla sera ma…sorpresa!! Il mattino dopo la spiaggia era raddoppiata e costellata di magnifiche conchiglie: c’era la bassa marea!!!
Al mattino abbiamo preso una barca appena dietro il ristorante che ci ha portato di fronte al golfo in cinque minuti: eravamo a Santoña, un paesino, abbastanza caratteristico, dove si possono comprare le alici sotto sale o sott’olio, produzione tipica, anche nel passato. Attenzione: non so se sia stato un caso, ma noi abbiamo speso più per un gelato a testa che per carne e vino sufficienti a sfamare l’intera tribù durante una fantastica grigliata in riva al mare – pratica assolutamente tollerata dagli spagnoli, i quali si fanno generalmente i fatti loro, senza stressare né stressarsi con troppe regole o leggi.
C’è da dire che il tempo atmosferico non è mai stato dei migliori: la mattina dopo la grigliata abbiamo deciso di ripartire, per via della pioggerella che scendeva. Le mie informazioni mi davano il paese di Santillana come imperdibile; ma anche questa volta la scarsità di parcheggio ha deciso per noi. Poco male: sulla via del ritorno, ci siamo imbattuti in un cartello che recitava “Cueva de Altamira”: il museo, con relativo filmato esplicativo, è molto interessante, anche se il nostro maledetto cervello (o almeno, il mio), sapendo che stavamo visitando una ricostruzione della grotta e non l’originale, non si è lasciato coinvolgere fino in fondo. Trovandosi a passare da quelle parti, però, la visita vale comunque la pena. Una delle cose che più mi sono piaciute di questo viaggio (e anche dei successivi) è che ognuno di noi aveva delle informazioni su zone, spiagge e cittadine diverse, magari prese proprio da diari di viaggio come questo! E così, grazie appunto ad una indicazione del capitano abbiamo deciso di fare tappa a Llanes; il paesino è molto caratteristico, con case colorate una attaccata all’altra. Il luogo dove parcheggiare è alla prima uscita a destra della rotonda, prima del centro del paese. La spiaggetta è molto frequentata, grazie anche all’immancabile ristorantino vista mare. Alla sera i più temerari si sono recati al paese di Llanes per assaggiare il tipico sidro, servito in maniera davvero, come dire, pittoresca! Anche qui, comunque, abbiamo fatto un bagnetto velocissimo al mattino, viste la temperatura e i nuvoloni. Diciamo che la sosta è stato un tantino movimentata (arrivo di ambulanze, polizia e vigili del fuoco a causa di un falso allarme), così abbiamo deciso di ripartire.
In viaggio per Colunga
Eccoci finalmente sulla strada per Colunga, paese in cui è situato il MUJA (Museo Giurassico delle Asturie (www.museojurasico.com). La strada che porta fin lì è in salita, in mezzo al bosco, ma è molto ben indicata. Il museo è in un punto veramente spettacolare, con una terrazza panoramica sullo sterminato oceano blu, davvero notevole. Il museo mostra tutti i ritrovamenti della zona: certamente da queste parti, una settantina di anni fa, c’era un bel via vai!! In realtà, la meta principale di questa parte “culturale” del viaggio, più che il museo, erano le impronte di dinosauro che, da quanto avevamo letto, dovevano essere ben visibili sulla costa sottostante. E così, terminata la visita al MUJA, siamo tornati sui nostri passi, con l’intenzione di proseguire sul litorale per qualche chilometro, in cerca di un campeggio, dato che avevamo bisogno di carichi e scarichi vari. Scendendo la strada da dove eravamo arrivati, dall’alto, abbiamo intravisto un campeggio (alla spiaggia La Griega): il simpatico (e molto pratico) gestore ci ha detto di essere al completo, ma per pochi euro ci ha permesso di scaricare le acque grigie e di caricare acqua (le nere le avremmo scaricate nei WC chimici appena fuori il campeggio). Antistante il campeggio della Griega c’è un enorme piazzale, dove altri camper erano parcheggiati: il gestore ci ha confermato che lui non avrebbe certamente chiamato la polizia se avessimo parcheggiato là fuori dato, appunto, che lui era già al completo. E così, ci siamo piazzati a pochi metri dalla spiaggia, pronti a passare due magnifiche giornate! Già la posizione in sé era impagabile. Ma avremmo presto scoperto che eravamo proprio in una delle zone dove era possibile vedere le “famigerate” impronte! Così, il mattino dopo, dopo una lauta colazione in riva al mare, ci siamo incamminati tutti insieme su un sentiero molto ben segnalato ed accessibile a chiunque. Dopo una breve passeggiata, abbiamo incontrato cartelli esplicativi molto ben fatti, ben tenuti e per niente rovinati (né dalle intemperie né da eventuali cretini) che ci hanno guidati fino ad una piattaforma da cui era possibile vedere le impronte dei cosiddetti “collo lungo”. E l’emozione è stata ancora più forte quando abbiamo realizzato che potevamo scendere proprio sulla riva e addirittura sederci nelle impronte stesse. Insomma, al di là del ritrovamento di per sé eccezionale, quello che ci ha lasciato di stucco è stato proprio il fatto che qui tutto è libero, aperto e gratuito, nessuno ci specula e ci guadagna, e a nessuno viene in mente di rovinare quello che è patrimonio di tutti. Dopo questo tuffo incredibile nella storia del mondo, abbiamo deciso di concederci un altro tuffo, questa volta nell’oceano, visto che, finalmente, il sole ci baciava. La giornata era un po’ ventosa, così, più che nuotare, abbiamo giocato tutto il giorno con delle onde che noi, poveri lacustri, non avevamo nemmeno mai sognato! Anche in questo caso gli spagnoli ci hanno stupito: a La Griega, come in qualunque altra spiaggia visitata, anche la più piccola e remota, sono presenti servizi igienici pubblici ed un presidio con bagnini e medici, nonostante l’accesso sia libero. E non sono certamente bagnini dormienti, dato che uno di loro, in modo davvero gentile, è venuto ad informarci che non era possibile usare il materassino gonfiabile, considerato rischioso a causa appunto del vento e delle onde. Visto che i camper erano parcheggiati praticamente sulla spiaggia, abbiamo trasferito il pranzo proprio in riva al mare, mentre la cena ce la siamo goduta in un’unica tavolata con una vista mare impagabile.
Luarca e As Catedrais
Il mattino dopo, inaspettatamente, il tempo ricordava l’otto Novembre: poco male, la strada da fare era ancora lunga e le cose da vedere erano molte. Perciò siamo ripartiti, dopo aver caricato acqua da una fontanella. Abbiamo deciso di fermarci a Luarca, delizioso paesino di pescatori con un bel mercato del pesce coperto e dei ristorantini ottimi (qui abbiamo mangiato una sorta di zuppa con fagioli, salsiccia e chissà cos’altro, mentre i piccoli pasteggiavano a spaghetti, appositamente preparati dal gentile cuoco!). Dopo pranzo siamo saliti a piedi dalla strada principale fino al cimitero, che domina tutto l’oceano con una vista spettacolare; siamo poi scesi dalle scalette interne al paese che, arroccato così, ricorda alcuni borghi delle isole greche. Tornati al camper (avevamo lasciato i mezzi appena fuori dal centro, sotto il cavalcavia della ferrovia, in un grande parcheggio libero non asfaltato) siamo ripartiti in direzione As Catedrais: non ci sono parole per descrivere il paesaggio incredibile che si può ammirare dall’immenso parcheggio al di sopra dei faraglioni e per fortuna che il parcheggio è grande, perché il numero di camper presenti era veramente elevato, così come il numero delle persone su e giù per le scalette che portano al mare. In effetti era un giorno festivo, probabilmente in un altro giorno ci sarebbe stata meno gente, anche se questo posto è comunque un’attrazione turistica. Anche questa volta il tempo non era dei migliori, anche se il cielo, ad un certo punto, ci ha regalato un fantastico arcobaleno! La temperatura non era prettamente estiva, ma i bambini non hanno resistito almeno a fare una passeggiata tra le altissime gole scavate dal mare, mentre la marea saliva velocissima! La fortuna ha voluto che i nostri mezzi potessero arrivare proprio al limitare del parcheggio che sovrasta le falesie di As Catedrais: luogo magnifico, vista insuperabile, natura superba e grandiosa, che fa sentire noi esseri umani come delle formichine che si affannano per nulla. Come già detto, la sosta libera viene tollerata, a patto che i campeggi vicini siano al completo; così non era ad As Catedrais… Per questo alla sera una gentile (e quasi dispiaciuta) poliziotta si è presa la briga di scacciare tutti i camper, confessandoci appunto di essere stata chiamata dal padrone del campeggio vicino. Poco male: ci siamo trasferiti nel paesino poco distante; ma la mattina dopo, di buon’ora, siamo tornati sul “luogo del misfatto” per godere di un’altra giornata in questo luogo magico.
Verso Finisterre
Dopo pranzo siamo partiti per una nuova destinazione: Finisterre, il luogo più occidentale dell’Europa continentale, nonché (avremmo scoperto una volta arrivati) tappa finale del cammino di Santiago. Infatti, al faro sulla punta estrema (non raggiungibile in camper se non in orari improbabili, tipo in piena notte!) ci sono dei bracieri dove i pellegrini bruciano i propri vestiti, alla fine del cammino stesso; il tutto con una vista sull’immensità dell’oceano che lascia veramente senza parole. Noi abbiamo parcheggiato i mezzi su un piazzale poco prima di arrivare al faro Qui abbiamo potuto anche rifornirci di acqua ad una fontanella, ma poi abbiamo deciso di scendere al paese per la notte: sulla strada parallela al mare, appena fuori dal centro, arrivando dal faro sulla destra, abbiamo trovato un parcheggio. Anche qui possiamo dire di aver passato una notte tranquilla; al mattino dopo, nonostante la temperatura glaciale del mare, ci siamo tuffati, dato che quello sarebbe stato l’ultimo bagno della vacanza. E per fortuna! Già, perché proprio un attimo prima di andarcene abbiamo assistito ad uno spettacolo indimenticabile: un magnifico gruppo di delfini, proprio davanti a noi, saltando e giocando tra le onde dell’oceano. È stata un’emozione davvero unica!
Santiago de Compostela
Siamo ripartiti alla volta di Santiago de Compostela. Devo confessare che io non ero molto entusiasta all’idea di visitare una città che reputavo un tantino troppo “mistica” per i miei gusti. Ma mi sarei dovuta ricredere! Santiago è un luogo che sprigiona essenzialmente gioia: chi è lì, prete, suora, scout o semplice curioso, come noi semplicemente sorride. Tra l’altro le strade sono un enorme palcoscenico e ad ogni angolo si possono ascoltare musicisti, vedere attori, sentire cantanti, guardare ballerini. Insomma, un luogo pieno di vita, di gente felice ad ogni età. Avevamo parcheggiato il camper davanti ad una scuola, appena prima della zona vecchia (anche qui senza problemi), ma abbiamo poi deciso di cenare in un localino tipico (la città in realtà ne è piena, e noi abbiamo scelto in base all’ispirazione del momento): anche qui una fagiolata leggera leggera e, a seguire, baccalà. In generale in Spagna non si spende molto per mangiare e cibo e vino sono buoni: ovviamente è sempre il caso di dare un’occhiata ai menù, sempre esposti fuori dal locale. La città, tra l’altro è notevole anche dal punto di vista architettonico: sarebbe difficile dire cosa sia più bello, tra la cattedrale, la piazza, i vicoli del centro…
Salamanca
La tappa successiva è Salamanca: una città che sembra fatta di merletti, tanto sono elaborate le decorazioni dei palazzi, in particolare la porta d’ingresso dell’università, ma anche il chiostro, la basilica, la casa delle conchiglie (conchas); insomma, una città davvero piena di storia (pare che sia qui che Isabella decise di finanziare il viaggio di Colombo, durante una visita alla figlia universitaria) e di architettura. Noi abbiamo preso un trenino turistico (fermata davanti alla cattedrale) con relativa audio guida. La città vale davvero una sosta, anche se non ci è stato possibile dormire nel parcheggio che avevamo trovato vicino all’ospedale: di giorno tutto bene, ma di sera è arrivata una pattuglia che non ha voluto sentire ragioni sul fatto che noi fossimo lì semplicemente posteggiati. Il poliziotto di turno ci ha mandati via senza tanti complimenti! E così abbiamo iniziato il viaggio verso Madrid, fermandoci a dormire in un piazzale sulla tangenziale. La strada che porta alla capitale è veramente suggestiva: sembra di essere nel Grand Canyon, con grandi gole scavate nella roccia rossa, in un paesaggio quasi desertico. Ci si rende conto di essere molto in alto solo quando si arriva nei pressi della città, perché la si vede dall’alto, in fondo ad una discesa ripidissima!
Madrid
A Madrid al campeggio vicino all’aeroporto: essenziale ma comodo per i mezzi pubblici, dato che la fermata della metro è davvero a pochi passi. Abbiamo scelto di visitare la città utilizzando il bus turistico aperto, ormai presente in ogni capitale: diciamo che non è un mezzo economicamente conveniente, ma è effettivamente utile per chi non è mai stato nel posto da visitare, soprattutto perché è possibile effettuare delle fermate intermedie. Noi ad esempio siamo scesi al Palazzo Reale: anche questa volta la Spagna ci ha piacevolmente stupiti dato che le famiglie con almeno tre figli non pagano nulla nei musei nazionali! Comunque sia, il palazzo merita una visita, ma ancora di più la merita l’annesso museo delle armi, che mostra, tra il resto, le armature di bambini e cavalli. Non abbiamo mancato, ovviamente, di visitare il Museo della Reina Sofia dove si può ammirare il Guernica: grande emozione, almeno proporzionale alla misura della tela! Qualcuno di noi, poi, ha scelto di fare una capatina anche al Museo del Prado; altri hanno visitato il Santiago Bernabeu (bello ma caro!); io sono rimasta con le ragazze nel parco del Retiro, nel centro della città, dove abbiamo affittato una barca a remi ed abbiamo navigato sul laghetto insieme alle papere, proprio come nei film romantici.
Verso Barcellona
Dopo tre giorni (che non sono certamente sufficienti per visitare questa metropoli, ma tant’è) siamo partiti alla volta di Barcellona, città che io personalmente conosco abbastanza bene, ma non come camperista: noi ci siamo dovuti accampare in un campeggio sulle colline della città (eravamo praticamente nel bosco), abbastanza lontano, anche se collegato al centro da un bus navetta; qualcuno ci ha però riportato di aver sostato nel parcheggio ai piedi del Montjuic, dove parcheggiano i bus turistici. La nostra sistemazione, comunque, non era delle migliori, soprattutto per la distanza eccessiva dal centro: è vero che nelle grandi città difficilmente ci si può piazzare sotto monumenti principali, ma qui eravamo veramente molto distanti. Dato che, appunto, noi conosciamo abbastanza bene la capitale catalana, questa volta ci siamo spostati essenzialmente a piedi; le prime tappe “obbligate” sono state la Rambla, con i mille mimi ed artisti di strada; il mercato coperto, con le sue bancarelle dai mille colori; l’acquario, con il suo tunnel trasparente attraversato dagli squali; il Barrio gotico, con la sua cattedrale ed i suoi vicoli. La nostra avventura spagnola si è conclusa qui, perché nella notte alla piccola di casa si è alzata la febbre, perciò noi siamo ripartiti la mattina dopo; gli altri però sono rimasti per visitare essenzialmente le strutture di Gaudì (Parc Guell e Sagrada Familia). Barcellona, rispetto all’intero viaggio, si è rivelata una delusione: troppo piena di turisti, e conseguentemente non solo caotica ma anche carissima. Che peccato! E pensare che era una delle città dove, in gioventù, ci sarebbe piaciuto trasferirci…
Considerazioni finali
Questo viaggio è stato davvero entusiasmante e i cinquemila chilometri percorsi non ci sono per niente pesati, anzi!!! Credo che uno dei segreti dell’ottima riuscita sia stato quello di alternare relax e natura a cultura e musei. Inoltre, ogni paesino, spiaggia o via del nord spagnolo si è rivelato una sorpresa, essendo completamente differente rispetto all’idea generale che abbiamo tutti di una Spagna mediterranea. Come già detto, solo Barcellona ci ha un po’ delusi, forse perché speravamo ormai di aver “schivato” il turismo di massa; o forse proprio per il ricordo “romantico” che ci era rimasto dal viaggio precedente. A parte ciò, rimane comunque uno dei migliori viaggi che abbiamo mai fatto, ovviamente anche grazie all’ottima compagnia!