Un angolo delle Marche incantevole, con città antiche, luoghi da fiaba e paesaggi sorprendenti. A spasso tra centri noti e meno noti a caccia di curiosità, eventi interessanti e una natura a volte impetuosa.
Chi viaggia attraverso l’Italia è abituato a trovarsi di fronte a cittadine deliziose, frequentemente con centri storici che raccontano molto sul passato di un determinato posto. A volte ci imbattiamo in luoghi addirittura superlativi e tra questi c’è senza dubbio Urbino. Urbino è un nome che più o meno tutti associamo a un luogo interessante e meritevole di essere visto. Non tutti però, lo catalogano mentalmente tra “gli imperdibili”. Chissà perché. Arrivare a Urbino vuol dire essere subito impressionati da una monumentale skyline fatta di grandi edifici medioevali e rinascimentali. Il fatto che la parte vecchia e la parte nuova della città siano nettamente distinte aiuta ancor di più la suggestione. Vogliamo iniziare da qui il nostro viaggio in questa parte delle Marche, una regione che sa regalare sempre belle esperienze, fatte di luoghi ma sopratutto spirito di accoglienza.
Un centro politico e culturale importante
Nel Rinascimento grazie al Duca di Montefeltro, Urbino divenne luogo preposto all’arte e alla cultura, e attrasse artisti, letterati e personalità di rilievo che, ben conservati, si ritrovano raffigurati in quadri e affreschi del tempo.
Urbino deve la sua grandezza al fatto di essere stato il centro politico e culturale della signoria dei Montefeltro. L’originale profilo del suo Palazzo Ducale, vero capolavoro dell’arte rinascimentale, è il simbolo stesso di quell’epoca. Fu intorno al Cinquecento, infatti, che Urbino fiorì architettonicamente e artisticamente diventando un polo di attrazione per artisti e studiosi che qui arrivavano da tutta Italia e un centro di cultura capace di influenzare l’Europa intera. Pur avendo origini antichissime, Urbino lega il suo destino a quello di un uomo. Parliamo di Federico III da Montefeltro. Nel suo ritratto “aquilino” ci siamo imbattuti tutti sui libri di scuola, ma in molti abbiamo dimenticato quella che fu la sua statura storica. Governò Urbino dal 1444 al 1482 e fu il perfetto principe rinascimentale: abile condottiero, vicino a Lorenzo De Medici, era un politico illuminato che non lesinò nel finanziare il meglio della cultura di allora attirando nel piccolo centro le figure di maggior spicco della cultura italiana del Rinascimento come Piero della Francesca, Luciano Laurana, Leon Battista Alberti e Francesco di Giorgio Martini. Qui, inoltre, mossero i primi passi Raffaello e il Bramante. Nel 1508 il ducato passò ai Della Rovere. Per un certo periodo questi continuarono a rendere Urbino un centro di cultura, ma quando la corte si trasferì a Pesaro, Urbino finì in un cono d’ombra che culminò con il passaggio alla Chiesa del 1631. Fortunatamente, in seguito all’elezione dell’intraprendente Clemente XI, Urbino tornò a fiorire.
Una visita accurata al centro storico
Un’attenta visita al centro merita una giornata completa. Si estende per circa un chilometro quadrato, ed è circondato dai suoi bastioni. Il tour inizia senza dubbio nel fiabesco Palazzo Ducale, all’interno del quale è ospitata la Galleria Nazionale delle Marche.
La visita continua lungo le due strade principali che si incrociano in Piazza della Repubblica. Qui si incontrano gli abitanti e la folta popolazione studentesca che frequenta l’università della città. Sulla piazza si affacciano alcuni palazzi, tra cui il Palazzo degli Scolopi. Altra piazza estremamente suggestiva è Piazza del Rinascimento. Abbondano anche le chiese, che meritano di essere visitate: la Chiesa di Santo Spirito, le antiche Chiese di San Francesco e San Domenico, ristrutturate nel corso del Settecento, la Cattedrale e poi gli oratori, piccole chiese che svelano però grandi segreti. Uno su tutti è l’Oratorio di San Giovanni, del 1416, interamente affrescato con un ciclo di dipinti sulla vita di San Giovanni. Infine si può visitare il neoclassico settecentesco Duomo. Altrettanto suggestiva è la passeggiata nella rete di vicoli e sottopassaggi godendo di scenografie che a volte si aprono sulle deliziose colline circostanti. Tra gli edifici da visitare, la casa natale di Raffaello, al cui interno, tra le altre cose, è custodito un affresco attribuito al grande pittore.
Lasciati gli splendori di Urbino vi consigliamo di spostarvi di una ventina di chilometri verso Urbania. Qui l’impronta dei Montefeltro è presente in modo massiccio anche se, dopo aver visitato Urbino, potrebbe sembrarvi di tono inferiore. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze e andate a visitare il maestoso Palazzo Ducale, con la sua biblioteca e l’archivio nel quale sono custoditi antichi manoscritti. Potete rilassarvi nel Parco Ducale, luogo di caccia dei Duchi e collegato al Palazzo da circa due chilometri di fiume. Quindi il Museo Diocesano con le sue preziose ceramiche.
Esplorate le chiesette nel centro con la pavimentazione in cotto. Una di queste la ricorderete a lungo, anzi, chi ha l’animo sensibile è meglio che non ci metta piede: la Chiesa dei Morti. Aberrante e affascinante al tempo stesso, qui sono conservate 18 mummie naturali di antichi abitanti di Urbania che raccontano storie tremende. La storia si è svolta così: l’editto napoleonico di Saint Cloud (1804), vietò l’utilizzo delle chiese come cimitero. Si aprirono le cripte e i poveri resti vennero trasferiti nei cimiteri, di solito lontani dai centri abitati. Quando si aprirono quelle della Cappella Cola (il nome della Chiesa dei Morti fino al 1836) furono trovate mummie essiccate grazie a particolarissime condizioni ambientali. La confraternita della Compagnia della Buona Morte provvide a sistemare le mummie, che come in un’allucinante antologia di Spoon River raccontano i loro drammi: la morta di parto cesareo, l’impiccato, il non morto risvegliatosi nella terra, il giovane accoltellato … 18 persone che sono ora visibili alle spalle dell’altare della chiesa, le cui storie sono raccontate dai documenti di archivio e dalla ricerca sulle “autopsie” che gli studiosi hanno potuto compiere senza troppe difficoltà secoli dopo la morte dei poveri sventurati.
Attraverso l’Appennino verso Piobbico
Il nostro viaggio prosegue tra i verdi paesaggi dell’Appennino marchigiano che alterna zone coltivate a freschi boschi di rovere e castagni. Ci dirigiamo verso Piobbico percorrendo per una quindicina di chilometri, una strada a volte un po’ stretta, ma dove non sarà il traffico a crearci problemi. Piobbico vale una breve sosta.
È un piccolo comune in una ridente valle, chiuso tra le montagne Nerone e Montiego, e sorge alla confluenza dei fiumi Biscubio e Candigliano. È uno dei gioiellini medioevali dei quali è ricca l’Italia, con il valore aggiunto della sua cornice naturalistica che permette di percorrere itinerari naturalistici, fare escursioni, canoa, pesca, invitandoci a fermarci più a lungo rispetto il tempo necessario per la mera visita del paese.
La visita di Piobbico si sintetizza nel Castello Brancaleoni (sec. XIII – XVII) che domina l’abitato dall’alto di una collina, e nel borgo medievale, il Borghetto, che declina armonicamente sulla collina a partire dal castello. Il borgo è chiuso da due porte.
Il Castello, come sempre accade, ha subito modifiche nel corso dei secoli, dal tardo medioevo fino al 600 inoltrato.
Negli ultimi anni è stato ben restaurato permettendo al visitatore un interessante viaggio a ritroso nel tempo. Si potrà apprezzare in particolare il cortile d’onore rettangolare, circondato da un portico ad arcate sostenute da colonne doriche che richiama in piccolo quello del Palazzo di Urbino. A destra dell’entrata della sala del “Leon d’Oro”, si apre l’ingresso alla “Camera Greca” affrescata con episodi di storia e di mitologia Greca.
All’interno del castello, il Museo “Brancaleoni” dove sono esposti i vestiti dalla contessa Clorinda dei conti di Rocca Leonella e Montegrino. Interessanti anche le strutture antiche ritrovate durante i lavori di restauro di una casa del centro storico di Piobbico quando è venuta alla luce una fornace e un complesso sistema per il convogliamento dell’aria calda. Ci sono poi diverse chiese con affreschi di inaspettato livello artistico. Riprendiamo la strada verso Fano seguendo il corso del fiume Candigliano per fermarci ad Acqualagna, definita la “capitale del tartufo”. Se si ha la fortuna di capitarci tra ottobre e novembre si arriverà in occasione della fiera regionale del prezioso fungo sotterraneo. Ma nei ristoranti in paese non mancheranno le occasioni per assaggiare gustose e preziose pietanze. Al tartufo in paese è anche dedicato il Palazzo del Gusto, presso palazzo Conti, in pieno centro storico. Nei pressi del paese merita una visita l’Abbazia di San Vincenzo, detta di Pietrapertusa, edificata nel IX secolo dai monaci benedettini intorno a una cripta del VI secolo. Meno interessante è la chiesa parrocchiale di Santa Lucia: seppur antica ha subito numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli che ne hanno snaturato l’originale architettura.
Uno spettacolo naturale sorprendente
Acqualagna è l’anticamera per le Gole del Furlo, si visitano lasciando la nuova via Flaminia per immettersi nell’antico tracciato della strada romana, costeggiando il torrente tra le strette gole.
Dagli anni venti una chiusa ha cambiato la morfologia del fiume trasformandolo da torrente veloce a uno specchio d’acqua placido e dal colore smeraldino. È un territorio soggetto a tutela per la ricchezza geologica faunistica e floreale, ma anche storico, visto che è stato un punto di passaggio strategico che spinse prima gli Etruschi e poi i Romani a costruire gallerie nella roccia per passare velocemente. Il fiume Candigliano, scavando nel corso delle ere geologiche la montagna, ha permesso agli studiosi di capire cosa è successo e chi viveva in questa zona attraverso il ritrovamento di numerosi reperti fossili. Il camperista in zona, ha un alleato in più: è il Parco le Querce, un’area camper posta sul fiume, ottima base sia per le escursioni, sia per godere del fiume e di un po’ di relax. Quello che ci vuole prima di fare rientro o proseguire il viaggio verso gli altri centri di questa interessante regione.
DA VEDERE
Urbino
• Piazza della Repubblica: nell’Urbino romana si trovava fuori della cinta muraria, poi divenne “Pian di Mercato” o “Pian di mezzo “. La piazza è circondata da alcuni palazzi, tra cui il Palazzo degli Scolopi. Piazza del Rinascimento dalle magiche atmosfere e le testimonianze storiche.
• Chiese: Chiesa di Santo Spirito, Chiese di San Francesco e San Domenico, ristrutturate all’interno nel Settecento, la Cattedrale.
• Gli oratori: sono piccole chiese, dove scoprire i tesori delle Confraternite.
• Il Duomo: risale alla fine del ‘700, presenta una facciata in stile neoclassico, in pietra del Furlo. La parte superiore della torre campanaria venne innalzata all’inizio del ‘700; la cupola fu ricostruita da Giuseppe Valadier seguendo le indicazioni contenute nei disegni di Francesco di Giorgio Martini. L’interno, a tre navate, rivela l’ispirazione classicheggiante del Valadier nell’ampia e solenne impostazione architettonica.
• Palazzo Ducale: È accanto alla cattedrale, è un edificio in stile rinascimentale, la cui costruzione fu voluta intorno alla metà del XV secolo dal Duca Federico da Montefeltro. Brunelleschi fu autore del cortile d’onore, dello scalone e della facciata con le due torri (i Torricini). Il palazzo è stato sede del municipio di Urbino fino al 1985, poi è stato adibito a sede della Galleria nazionale delle Marche.
• Monastero di Santa Chiara: fatto edificare da Federico da Montefeltro. Dopo la sua morte venne abbellito e in parte modificato dalla figlia Elisabetta. In esso la chiesa, a pianta circolare inscritta in un quadrato, trasformata in mausoleo ducale nella prima metà del Cinquecento.
• Palazzo comunale: fino alla metà del ‘400 fu dimora di un ramo dei Montefeltro. Presenta una facciata con una riproduzione della Madonna di S. Luca; nella facciata verso il Duomo si scorgono tracce di antiche aperture dove sono murate diverse lapidi commemorative.
Urbania
• Il Palazzo Ducale: all’interno una biblioteca e un archivio ricco di antichi manoscritti.
• Il Parco Ducale: luogo di caccia dei Duchi e collegato al Palazzo da circa due chilometri di fiume
• Il Museo Diocesano e la sua raccolta di ceramiche. La Chiesa dei Morti: vi sono conservate 18 mummie ritrovate nella cripta.
Piobbico
• Palazzo Brancaleoni: sorge sulla collina che domina la confluenza del Candigliano col Biscubio, sulla quale sono documentati insediamenti di epoca pre-romana. Nel palazzo, affreschi e decorazioni a stucco, opera del Brandani.
• Santuario di S. Maria in Val d’Abisso: è il più antico edificio di culto del territorio piobbichese, risalente almeno all’ XI secolo e sorge proprio ai piedi del Nerone. All’interno una pala di Raffaellino del Colle e tele di scuola baroccesca, oltre ad affreschi di scuola umbro-marchigiana.
• Chiesa di S. Stefano: neoclassica, risale alla fine del XVIII secolo, ma conserva opere pregevoli precedenti. Celebri le tavole del Riposo della Sacra Famiglia durante la Fuga in Egitto, opera di F. Barocci e la serie di statue di profeti e personaggi biblici, attribuiti allo scultore F. Brandani.
• Chiesa di Sant’Antonio: nata per voto del conte Antonio Brancaleoni alla fine del XIV secolo, la chiesa domina il mercatale, risultato dall’ampliamento dell’antico borgo a ridosso del fiume Candigliano.
• Chiesa di San Pietro al Borghetto: sede della Compagnia del S.S. Sacramento fondata nel 1562, l’edificio è documentato sin dal 1348. Era la chiesa dell’antico borgo medievale, ma fu ristrutturata nel XVII secolo.
• Altre località in zona che meritano una visita sono Fossombrone, Cagli, Sant’Angelo in Vado, Apecchio, Cantiano, Mondavio sparsi qua e la tra le vallate. Mentre sulla riviera adriatica, meritano Fano e Pesaro.
COSA MANGIARE
Tra i prodotti tipici del territorio troviamo il pregiato tartufo bianco e nero, il Formaggio di Fossa, il Pane di Chiaserna e la Caciotta di Urbino, un formaggio di latte misto o vaccino, particolarmente amato da Michelangelo Buonarroti. Nelle festività natalizie vengono serviti i cappelletti in brodo di cappone o i passatelli. Tra i secondi, la Carne di Vitellone Marchigiano e prosciutti e salami locali. Per quanto riguarda i dolci sono da gustare crostate e ciambelle dolci. I vini tipici della zona sono invece il Bianchello del Metauro, il Rosso dei Colli Pesaresi e Sangiovese, il Santangiolino e il Visner.
SOSTA CAMPER
Area sosta Pesaro-Urbino
INFORMAZIONI
Centro Informazioni Gole del Furlo