Armagnac, elogio alla lentezza.
Il piacere di rallentare per scoprire una campagna punteggiata di bastides e la storia dei moschettieri, godersi le gite sul fiume e degustare lo spirito più antico di Francia. Un viaggio da Tolosa a Gers alla ricerca del migliore Armagnac.
Bisogna saper attendere per degustare un buon Armagnac: almeno tre anni mentre riposa in botti di rovere, ma la tradizione vuole che l’invecchiamento sia di minimo 10 anni e che raggiunga la piena maturità raggiunti i 50, per poter affinare i sentori di legno, vaniglia e prugna. Il liquore color ambrato-mogano rotea nel bicchiere panciuto, quindi si sorseggia piano, trattenendo il respiro e facendolo scivolare sulla lingua e poi caldo giù nella gola. L’acquavite più antica di Francia, un distillato in alambicco da vino bianco nato nel Gers nel XIV secolo, è uno spirito d’autore. Una produzione di nicchia, da parte di piccoli artigiani e cantine, che porta la firma di ogni famiglia, del terroir e dei vitigni, tanto che si dice non esista “un” Armagnac ma degli Armagnac. Per scoprirne la storia, apprezzarne le differenze e le particolarità, bisogna viaggiare nell’antica Guascogna, oggi nella regione Occitania, fino al dipartimento del Gers dove, tra verdi campi e distese di viti, si scoprono storiche distillerie. E, insieme, anche il segreto della buona vita, fatta di ritmi lenti, fiumi che scorrono silenziosi, castelli e borghi di pietra.
Tolosa, la Ville Rose e lo spazio
Il punto di partenza dell’itinerario non può che essere Tolosa, la capitale dell’Occitania, conosciuta come “La Ville Rose” per il colore ocra dei tetti e le chiese in mattone rosato. Un gioiellino di duemila anni di storia che non sembra essere turbata dal passare del tempo. Nel suo centro storico spiccano i monumenti più antichi, la Basilica romanica di Saint-Sernin e l’Hôtel-Dieu Saint-Jacques, entrambi Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. E poi c’è il Couvent des Jacobins, con il Cloitre des Jacobins, ornato di colonne color ruggine, e la Chapelle Saint-Antonin, elegantemente affrescata. Ma Tolosa è anche una città dall’animo giovane. Sede di una delle maggiori università al di fuori di Parigi, è abitata da studenti, ricercatori e studiosi che popolano le sale da tè, i locali di jazz e i musei. E si ritrovano sulle sponde della Garonna, a Port de la Daurade o Place Saint-Pierre. Il fiume si collega al Canal du Midi, altro Patrimonio Unesco, attraverso il Canale di Brienne, ed è la cornice di escursioni in battello o in bici lungo le alzaie. Volendo si può anche noleggiare una barca senza patente e seguire il lento fluire dell’acqua fino al mare e alla Camargue.
Per completare il tour della città, l’ex Facoltà di Medicina, invece, ospita oggi il Quai des Savoirs (quaidessavoirs.fr), un moderno centro culturale dedicato alla scienza e alla tecnologia, e il Museo di Storia Naturale è il secondo di Francia. Ma è l’aeronautica il fiore all’occhiello di Tolosa: qui si può infatti visitare la grande fabbrica Jean Luc Lagardère Airbus, appena fuori dal centro, vicino all’aeroporto di Blagnac (manatour.fr/airbus), oppure il museo Aéroscopia, costruito dove fu realizzato il primo A380 Airbus (aeroscopia.fr). E, infine, ecco la Cité de l’Espace, uno straordinario museo dedicato alla storia dell’esplorazione spaziale, con tanto di simulatore della camminata sulla Luna, planetario, sala cinema 3D (cite-espace.com).
Albi e Montauban: bastides, canali e avventure
Si può guidare a nord, per fare un tuffo nel passato. A meno di un’ora da Tolosa, la cittadina di Albi è famosa per aver dato i natali nel 1864 al pittore Henri de Toulouse-Lautrec, a cui è dedicato l’omonimo museo nel Palais de la Berbie (musee-toulouse-lautrec.com). Oltre mille opere originali raccontano l’evoluzione dello stile del pittore, la sua sensibilità per i ritratti di ballerine e prostitute, lo sguardo ironico, l’arte dei manifesti. Finita la visita, si può fare tappa alla Cathédrale Sainte-Cécile che pare quasi un castello, così circondata dalle mura difensive di epoca medievale. E si può persino allungare la strada per raggiungere Cordes-sur-Ciel, una delle bastides, borgo fortificato, più affascinanti dell’Occitania. Appare in lontananza arroccato tra le rocce e avvolto dalla bruma: le stradine si arrampicano tra le case di pietra e i palazzi gotici, le gallerie d’arte e i negozi, rivelando di tanto in tanto piccoli giardini segreti, come il Jardin des Paradis (per visite al borgo ed escursioni nei dintorni, cordessurciel.fr/en).
Dedicateci una giornata e poi rimettetevi in viaggio perché un’altra bastides vi aspetta lungo la strada, Montauban, una città d’arte sull’acqua, adagiata con i suoi palazzi di pallido mattone rosa sulle rive del fiume Tarn. Il Pont Vieux lo sorveglia sin dal Medioevo ed è uno dei punti più belli per ammirare il paese. Sulla sponda destra del fiume ecco la Montauban più intima e raccolta: sfila il palazzo vescovile che ospita il museo di Ingres, il Museo di Storia Naturale, la chiesa di Saint-Jacques, gli antichi conventi. A sinistra, invece, la ricchezza dei palazzi signorili ricordano che il borgo era un importante polo commerciale.
Montauban fu costruita nel 1144 secondo un piano a scacchiera intorno all’odierna place National, da cui si diramano le stradine contornate da negozi, caffè e ristoranti. Ma è il lungofiume il suo cuore pulsante. Con soli 20 minuti di passeggiata si raggiunge Porto Canale, il porto turistico sul Tarn, conosciuto per la sua doppia chiusa con un dislivello di 6 metri, dove imbarcarsi sulla Vedette Olympe per un giro sul fiume o sul canale o dove noleggiare una barca elettrica senza patente per godersi l’esplorazione in libertà (lescaboteurs.com). Potete anche trascorrere la notte a bordo della péniche Gaïa, antica chiatta del 1927 che naviga placida sul fiume e offre ristoro. Chi preferisce rimanere con i piedi per terra, invece, può rivolgersi ai noleggi bici e regalarsi una pedalata nel verde in sicurezza lungo la Vélo voie verte che collega Montauban a Montech (info su altre attività sul sito montauban-tourisme.com).
Lungo il fiume, Moissac è una tappa obbligata fin già dal XII secolo, quando i pellegrini in marcia sul cammino di Santiago de Compostela si fermavano qui per la spettacolare Abbaye Saint-Pierre. Atmosfera raccolta, pace e silenzio. Ma anche opere di arte sacra, un’architettura romanica aggraziata e un chiostro con colonnine e capitelli finemente scolpiti con motivi floreali e animali e con scene tratte dalla Bibbia. Non sorprende che anche questo gioiello sia stato riconosciuto Patrimonio Unesco.
Riempiti gli occhi di bellezza, non si dimentica la gola perché Moissac è anche il paese dell’uva chasselas, usata in cucina per preparare ottime torte e come rimedio naturale per disintossicarsi e depurarsi.
Armagnac: cantine e castelli
Alle porte di Condom, la distesa di vigneti punteggiata da villaggi fortificati, tra cui La Romieu, con la spettacolare Collégiale Saint-Pierre, Fourcès, con il suo castello e la torre dell’orologio, e la piccola Lectoure, preannuncia l’arrivo nella terra dell’Armagnac, la regione settentrionale del département di Gers.
Quasi si riescono a immaginare da qui le fiammelle che si accendono sotto gli alambicchi lucidi, il liquido che ribolle, le botti che riposano cedendo piano piano nel tempo la “parte degli angeli”, la percentuale di alcool che evapora e si perde proprio come succede con il whisky. Stretta tra i fiumi Garonne e Adour, questa terra è ancora poco toccata dal turismo. Qui si vive al ritmo lento della natura e si impara l’arte della pazienza, dell’attesa che dà valore alle cose.
Se ne ha un assaggio visitando la Maison Castarede (armagnac-castarede.fr), a ovest del Gers, a Mauléon d’Armagnac, la più antica Maison d’Armagnac di Francia. Fu fondata infatti nel 1832 dalla famiglia Castarède che ancora oggi accoglie i visitatori nel loro affascinante Domaine de Maniban, con castello del XVI immerso in 16 ettari di vigne. Visitarlo significa scoprire la storia della proprietà, i segreti del distillato.
Ma è Condom il cuore pulsante della terra dell’Armagnac. Qui si fa tappa da Armagnac Ryst-Dupeyron (maisonrystdupeyron.com), cantina di inizio Novecento che offre visite guidate e sessione di degustazione, o allo Château du Busca Maniban (buscamaniban.com) con un fornito punto vendita. Per provare il rinomato Floc de Gascogne, l’indirizzo giusto è lo Château de Cassaigne (chateaudecassaigne.com), castello del Duecento che fu antica residenza estiva degli arcivescovi di Condom, circondato da 30 ettari di campagna coltivata a vigneto. Qui la produzione dell’Armagnac è storia antica e lo si nota visitando la vecchia sala d’armi, che oggi ospita le cantine per l’invecchiamento del distillato, e durante la degustazione dei suoi prodotti di punta.
Ma a Condom non si fa solo il giro delle cantine. Il nome – che tanta ilarità suscita tra gli inglesi – deriva in realtà da un toponimo gallo-romano “Condatomagus” che significa città di commercio alla confluenza dei due fiumi. Qui infatti si incontrano il Baïse e il Gèle da esplorare a ritmo lento a bordo di battelli e chiatte o, meglio ancora, noleggiando canoe e kayak per apprezzare appieno l’atmosfera selvaggia del fiume, la natura che cresce rigogliosa lungo le sponde, il piacere dell’esplorazione solitaria.
La valle del Baïse è d’altronde uno scrigno di tesori. Il più splendente è l’abbazia di Flaran, fondata nel 1151 attorno a un chiostro romanico. Si passeggia nel giardino, si visitano gli edifici monastici e poi si scopre che il dormitorio oggi ospita tele di grandi maestri della pittura: Cézanne, Renoir, Matisse, Picasso, Monet, tutte raccolte dal collezionista Mickaël Simonov. Ma non è l’unica sorpresa. Non tutti infatti sanno che a 30 chilometri da qui, al castello di Castelmore in Lupiac, nel 1610 nacque D’Artagnan, il famosissimo capitano dei tre Moschettieri di Luigi XIV. Ma c’è un indizio. Una statua del condottiero d’altronde svetta in mezzo all’Escalier Monumental, 374 scalini di pietra, una delle attrazioni di Auch, un tempo sede dei potenti conti di Armagnac.
La magia dell’inverno
C’è un momento dell’anno in cui l’area di produzione dell’Armagnac diventa ancora più magica. Da fine ottobre a gennaio, quando le giornate si accorciano, la vendemmia è ormai giunta al termine e le campagne si fanno più fredde e uggiose, le fiamme degli alambicchi si accendono. È in questo momento che inizia la distillazione dell’Armagnac e la nuova annata viene festeggiata con eventi e manifestazioni raccolte sotto il nome di
La flamme de l’Armagnac. Borghi e cantine si animano con i concerti e appuntamenti gastronomici, mentre vengono organizzate escursioni nei vigneti, degustazioni di Armagnac, incontri culturali. I principali paesini coinvolti sono quelli di Labastide d’Armagnac (fine ottobre), Cazaubon (inizio novembre), Montreal-du-Gers (metà novembre), Eauze (fine novembre) e Nogaro (fine novembre), ma anche le singole tenute partecipano con iniziative e visite. Situazione sanitaria permettendo, questa potrebbe essere una buona occasione per scoprire i segreti del distillato in modo insolito. Tenete d’occhio il calendario su www.gers-tourisme.fr/flamme-armagnac.html.
La cuccagna e il blu dell’Occitania
La chiamavano “pastel des dyers”, il pastello dei tintori, ed era una piccola pianta (Isatis Tinctoria) che, dal XIV al XVII secolo, ammantava con i suoi fiorellini gialli le campagne dell’Occitania. Molto simile alla colza, era famosa per le sue proprietà medicali, ma erano le foglie a renderla tanto preziosa: schiacciate, ridotte in poltiglia e pressate in sfere, dette cocagne, venivano fatte essiccare per essere commercializzate come un pigmento. Era il blu dell’Occitania, un colore difficilissimo al tempo da trovare puro in natura o da creare in laboratorio, che conquistò reali e nobili del Rinascimento. Persino Napoleone, nel XIX secolo, fece aprire ad Albi una scuola per estrarre il colorante dalla pianta: tutti i soldati dell’Impero, non a caso, furono vestiti di blu. Una vera – inaspettata – fonte di ricchezza per gli abitanti delle campagne comprese tra Albi, Tolosa e Carcassonne, presto ribattezzate “la terra della Cuccagna”.
Caduta nell’oblio, la Isatis Tinctoria è stata recentemente riscoperta da una manciata di artigiani che, nei loro laboratori, creano prodotti naturali unici. Come gli inchiostri, pastelli, acquerelli e pigmenti prodotti artigianalmente da L’Artisan Pastellier, con laboratorio a Graulhet e punto vendita ad Albi (artisanpastellier.com). Pastelli artigianali, ma anche tessuti e biancheria da casa si trovano invece da Bleu de Lectoure, a Lectoure (ha anche un negozio online, bleu-de-lectoure.com), che coltiva in agricoltura biologica i fiori usati per le sue creazioni. Sono tinte di blu pastello anche le camicie, vestiti, gonne e foulard dal design contemporaneo di Denise Lambert, che nel suo laboratorio di Roumens, L’Atelier des Bleus Pastel d’Occitanie, tinge anche tessuti per designer e stilisti di tutto il mondo (pastel-oc.com). Ma c’è anche chi non ha dimenticato le proprietà benefiche della Isatis Tinctoria e ha pensato di ricavarne cosmetici naturali, balsami e sieri. È il caso di Graine de Pastel, con punti vendita ad Albi, Carcassonne e Tolosa: il fiore blu è la base di creme per il viso, scrub e oli nutrienti (grainedepastel.com). O di Terre de Pastel che ha aperto una Spa, la Bleu by Nature ® Terre de Pastel, vicino a Tolosa, con trattamenti a base di foglia di pastel, e gestisce un bel museo a Labège, con tanto di laboratori di tintura vegetale e visite guidate a tema sulla storia della tintura, sul simbolismo del blu, colore ritenuto magico, sulla botanica e la coltivazione del pastel des dyers (terredepastel.com). Interessante anche il Musée du pastel aperto nel castello di Magrin, dove sono raccolti tessuti e manoscritti e dove si può ammirare un grande essiccatoio, un antico mulino usato per macinare il pastel e un giardino fiorito (pastel-chateau-musee.com).
Non il “solito” Armagnac
L’Armagnac è un sofisticato distillato da meditazione o da fine pasto. Si degusta in ballon o in bicchieri a tulipano, che meglio fanno esprimere i profumi del liquore, sempre in purezza e quasi mai miscelato. Con qualche eccezione. Uno dei più noti aperitivi guasconi, infatti, è il Pousse-Rapière, produzione esclusiva e vanto dello Château de Monluc a Saint-Puy. Si tratta di un cocktail a base di Armagnac e spumante, prodotto in loco, aromatizzato con arancia amara e creato negli anni Sessanta da René Lassus, il fondatore dell’attuale azienda vinicola (visite guidate al castello e alla cantina su prenotazione, monluc.fr).
Da provare durante il viaggio anche il Floc de Gascogne, una sorta di vino liquoroso composto da due terzi di succo d’uva e un terzo di Armagnac. “Floc” in occitano, significa bouquet di fiori e rimanda al profumo e alla freschezza di questa bevanda sorseggiata solitamente come aperitivo o in accompagnamento ai dessert (info e produttori: floc-de-gascogne.fr).
Info, soste e campeggi
Per pianificare il viaggio on the road nella terra dell’Armagnac e di d’Artagnan, che si trova nel sud-ovest della Francia, il sito di riferimento, con informazioni scritte in italiano, è turismo-occitanie.it. Sotto la pagina “alloggi” sono elencate diverse proposte di campeggi, aree soste e piazzole presenti nelle tappe raccontate dal nostro itinerario.
Testo di Alessia Merati – Foto D.R.
Vita in Camper n. 136 Set/Ott 2021