Un viaggio nel cuore dell’Etruria. Un salto all’indietro di 2.500 anni alla ricerca di quanto resta della grande civiltà dalla quale è nata Roma. Il camper, ancora una volta, è il mezzo perfetto per raggiungere siti archeologici e luoghi poco battuti dal turismo di massa.
Etruria, sulle tracce degli EtruschiLa prima regola che il viaggiatore deve imparare è che del mondo vedrà solo quello che sa di vedere. E in Italia, ovunque si vada, i viaggi sono sempre nei luoghi e nel tempo. Un viaggio tra Toscana, alto Lazio e Umbria diventa così la scoperta di una civiltà antica, quella degli Etruschi. Misteriosi perché annientati dai Romani, un annientamento che anche i nostri libri di scuola continuano fedelmente a raccontare, posizionandoli nella cronologia storica ma trattando frettolosamente alcuni aspetti fondamentali di quella civiltà.
Il passaggio da Etruschi a Romani è in qualche modo il passaggio dalla cultura antica a quella nostra, nel senso che per i primi la natura era ancora al centro dell’esistenza, per i secondi valeva la pragmatica, un senso pratico e strategico che ha permesso loro di diventare i padroni del mondo di allora. Gli Etruschi erano ancora capaci di ascoltare il grande magnetismo terrestre, lo stesso che permette alle altre specie di animali di ritrovare rotte e di orientarsi nella vastità del mondo e all’ago di una bussola di girarsi verso nord. La nascita di una città era un momento magico: il luogo lo cercava il sacerdote, come il rabdomante cerca l’acqua, e tracciava un solco con l’aratro, un limite invalicabile e sacro. La geometria delle città ha regole precise, la porta a est dove nasce il sole, la strada principale e poi le altre seguendo la logica cosmica.
Riguardo al luogo, non era scelto secondo criteri strategici ma, oggi diremmo, per le “vibrazioni positive”. I Romani secoli dopo avrebbero fondato le loro colonie solo sulla base di interesse militare e commerciale. Potrà essere solo suggestione, ma nelle moltissime città fondate dagli Etruschi, tra Mantova e Capua con una grandissima concentrazione tra la Toscana l’Umbria e l’alto Lazio, la percezione che si coglie è positiva, qualcosa che va al di là delle semplici bellezze architettoniche e paesaggistiche. Non si deve pensare agli Etruschi, però, come un popolo di santoni. Fecero un balzo in avanti rispetto agli altri popoli della penisola (Latini, Umbri, Liguri, ecc.) grazie alle loro frequentazioni commerciali a Oriente. Fondarono così tante città perché scoprirono che non era necessario abbandonare i terreni e bastava coltivare ogni anno cose diverse per non impoverirli. Avevano il ferro, ma sopratutto sapevano fonderlo. Per colare il bronzo basta accendere il fuoco, per il ferro il fuoco deve essere coperto per moltiplicare la sua forza, una scoperta che equivale alla bomba atomica rispetto alla dinamite.
Producevano armi eccezionali e aratri robustissimi che vendevano, erano ricchi e inventarono la borghesia diffusa e il consumismo. Le donne etrusche erano libere nei costumi come le donne di oggi. Il loro grande errore fatale? Non essere riusciti a organizzare le città stato in un corpo unitario e quando Roma, metropoli latina, divenne sufficientemente forte, iniziò la sua avanzata verso nord.
Le città etrusche capitolarono una dopo l’altra. La nuova cultura latina fatta di pragmatismo, diritto giuridico e rigore militare assimilò la società etrusca la quale perse via via la sua cultura, fatta anche di strategie e guerre ma, soprattutto, di fiorenti commerci e scambi culturali. Gli Etruschi che restarono a vivere a Roma per qualche generazione divennero una sorta di emarginati: spesso dissociati dalla comunità, parlavano una lingua diversa, predicevano il futuro… Poi l’oblio.
Dove cercarli: Saturnia, Sovana, Sorano e Pitigliano
Il nostro viaggio comincia nell’alta Maremma approdando con il camper nell’Alveare del Pinzi, la bella aera attrezzata alle porte di Saturnia e a due passi dalle terme.
Il primo contatto con queste terre è dunque quello termale e ci caliamo anima e corpo tra i suoi vapori benefici, come è naturale che sia. La zona è vulcanica: il vicino lago di Bolsena un tempo era un enorme vulcano che con le sue eruzioni ha dato origine al tufo, protagonista incontrastato delle scelte architettoniche dell’uomo che viveva in queste aree. Inoltre, le sacche magmatiche ancora presenti nel sottosuolo riscaldano l’acqua e l’arricchiscono degli elementi curativi e conosciuti dall’uomo sin dalla notte dei tempi. Le terme di Saturnia sono le più celebri tra i camperisti per le infrastrutture a loro dedicate, ma nella zona sono state recuperate anche a Sorano e Pitigliano.
Il tufo, dicevamo, ha plasmato il paesaggio naturale e umano: i borghi sorgono su suggestivi speroni e la friabilità della roccia ha consentito all’uomo di scavarla.
Così le necropoli etrusche di questa zona spesso sono scavate nelle pareti rocciose anche per ricostruire i tempietti così come avevano imparato dai greci, non solo con colonne e architravi, ma con tutta la struttura ricavata dalla roccia viva. Ce ne sono moltissime, nonostante a migliaia siano state distrutte nel corso della storia, in particolar modo dai cristiani dei primi secoli che distruggevano tutto ciò che era pagano, per arrivare ai giorni nostri con i “tombaroli” che per guadagno hanno saccheggiato senza troppi scrupoli le preziose testimonianze del passato.
E sono proprio le tombe che hanno raccontato di più di questo popolo, dei suoi usi e costumi, attraverso le pitture su scene di vita e le scritte riportate su vasi e pareti. I reperti migliori sono ovviamente raccolti nei vari musei sparsi per l’Italia e un po’ in tutto il mondo e un viaggio alla ricerca degli Etruschi non può non comprendere la visita a quelli più importanti. Il divertimento maggiore però è andare alla scoperta delle rovine, spesso raggiungibili solo attraverso sentieri nei boschi. Localmente occorre procurarsi una carta dei sentieri e delle vie cave. Queste ultime sono strade scavate nel tufo come fossero dei canyon e sono davvero uniche. Il Cavone è la più suggestiva di tutte. È percorribile dal torrente Picciolana al Pianetto di Sovana.
Alla fine del Cavone, attraverso un sentiero che si inoltra nel bosco, si raggiunge Poggio Stanziale, la necropoli più vasta di Sovana, la cui tomba più celebre è quella del Tifone, uno dei più straordinari esempi di sepoltura a edicola con la facciata interamente scolpita nel tufo e sormontata da un timpano con figure a rilievo. È curioso dover definire la Sovana medioevale la parte moderna della città. Visitarla richiede poco tempo, ma piazza del Pretorio resterà a lungo nella memoria del viaggiatore: bella e semplice allo stesso tempo con la pavimentazione in cotto. All’estremità del paese potrete visitare il Duomo. Lasciamo Sovana e ci muoviamo verso Sorano, in un paesaggio di tufi e boschi davvero suggestivo. In cima a uno di questi c’è il paese dove le case sembrano prender forma dalla roccia sottostante. E così è, visto che è dallo stesso suolo che sono stati tagliati i blocchetti per costruirle. Quando il sole le colpisce al mattino o al tramonto il paese sembra accendersi. È bello passeggiare per le sue viuzze dalle quali si aprono scorci sulla vallata sottostante, spiare nelle cantine scavate nel tufo, respirare le atmosfere che sembrano immutabili nel tempo. Ma la cittadina più bella e celebre di tutti è Pitigliano, i suoi agglomerati di case color tufo sono stati celebrati in milioni di foto ricordo scattate dai turisti provenienti da tutto il mondo.
Il Lago di Bolsena
Da Pitigliano percorriamo velocemente una ventina di chilometri e raggiungiamo il lago di Bolsena.
È un lago nato 300.000 mila anni fa dal collasso vulcanico. Il grande bacino (è il più grande lago di origine vulcanica d’Europa) è alimentato dal fiume Marta. Ha l’acqua pulitissima e nel pieno della stagione estiva diventa un luogo di vacanza anche piuttosto mondano, con campeggi e attività sportive acquatiche. Ci sono anche due piccole isole: Bisentina e Martana. Intorno al lago sorgono cittadine medioevali con i loro castelli: Bolsena, Capodimonte, Marta… Ma ormai sappiamo che nella zona non c’è insediamento che non possa essere ricollegato alla presenza della prima civilizzazione etrusca. E infatti qui nel momento di massimo splendore sorgevano centri come Volsinii l’attuale Bolsena, distrutta e rifondata dai romani.
Un’idea, visitando Bolsena ve la potete fare presso la Rocca Monaldeschi della Cervara, al cui interno c’è il Museo Territoriale del Lago di Bolsena. Interessantissimi i reperti relativi all’età del ferro, con il Gran Carro trovato alla fine degli anni Cinquanta sul fondale, mentre un piano è riservato tutto ai reperti degli scavi Etruschi e Romani. Non è ancora chiaro del tutto il rapporto tra Bolsena e Orvieto. Pare infatti che la vicina Orvieto fosse la Volsinii “vecchia”, mentre l’attuale Bolsena fosse il centro rifondato dagli Etruschi già nella fase di dominio romano, dopo che la Orvieto etrusca cedette all’incalzare dei tempi e dei mutamenti economici che questi portano.
Orvieto i centri principali
Situato su una collina di tufo. In questa città, al massimo del suo splendore nell’epoca etrusca tra il VI e il V secolo a.C , viveva una consistente e ricca classe di commercianti.
Le testimonianze più visibili, ancora una volta, sono le tombe, disposte a cerchio intorno alla rupe. Le altre testimonianze sono ancora probabilmente sepolte sotto l’attuale abitato medioevale. Si pensa che in città ci fossero molti templi, gli studi architettonici ne stimano dodici, ma forse erano di più. Di sicuro quello visibile è il tempio del Belvedere del quale rimangono il basamento, la scalinata di ingresso e le basi di quattro colonne. I resti ritrovati nello scavo del tempio e nelle sue vicinanze sono visibili invece al Museo Faina (che ha sede nell’omonimo palazzo nella piazza del Duomo) dove c’è la celebre testa scultorea di un uomo barbuto. Ovviamente questa città vi lascerà a bocca aperta anche e soprattutto per altri splendori più “recenti”, su tutti il Duomo con i suoi mosaici. Il nostro viaggio prosegue in direzione di Viterbo, dove ci attendono altre interessanti novità.
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Viterbo e Acquarossa
Da Orvieto riprendiamo la strada verso Montefiascone potendo scegliere se costeggiare il lago e tornare a Bolsena andando verso sud o tirando dritti per una quindicina di chilometri.
Superato Montefiascone proseguiamo per Viterbo, ma solo per un paio di chilometri. Deviamo, infatti, a sinistra verso Ombrone e la zona archeologica di Ferento per raggiungere, dopo una passeggiata, l’area archeologica di Acquarossa. Finalmente non una necropoli, ma un abitato la cui origine e fine è ancora una volta avvolta dal mistero. Probabilmente fu sconfitta dalla vicina Viterbo. Gli scavi hanno riportato alla luce numerose abitazioni, ma anche strade, spiazzi e un grande palazzo monumentale. Delle case restano le fondazioni costituite da blocchi squadrati di tufo che poggiano sul suolo Nulla rimane delle pareti fatte di legno e argilla mentre le tegole erano grandi e piatte e disposte a doppio spiovente, del tutto simili a quelle che ancora si usano in molte parti della Toscana e dell’alto Lazio.
Non tutta la parte di scavi è visitabile, ma si può vedere uno scavo al coperto con l’edificio più maestoso e importante di Acquarossa. Risalente al VI secolo a.C si ritiene fosse il palazzo del re, aveva un grande cortile centrale delimitato da edifici porticati ed era decorato sfarzosamente. Sono state ritrovate lastre di rivestimento delle travi del tetto con soggetti mitologici greci e scene di convivio ed ebbrezza dionisiaca. Sia chiaro che per apprezzare i perimetri di pietra che vedrete dovrete cercare di avere l’occhio dell’archeologo. A questa visita deve seguire necessariamente quella al Museo Archeologico Nazionale di Viterbo, in piazza della Rocca, dove sono stati indirizzati tutti i ritrovamenti di Acquarossa, un museo eccellente anche per le ricostruzioni delle case con le tegole originali ritrovate sul posto. Viterbo è anche l’occasione per una passeggiata nel suo bel centro medioevale, a partire da Piazza del Plebiscito, dominata dalla Torre dell’Orologio (1487) e chiusa su tre lati dalle facciate dei palazzi che furono dei Priori, del Podestà del Capitano del Popolo.
Tarquinia
Andiamo verso il mare in direzione Tarquinia: scegliamo di fare la strada più lunga, passando cioè da Tuscania, meravigliosamente immersa nelle campagne dell’alto Lazio, tra prati verdissimi, pascoli ondulati dove si muovono greggi di pecore e placidi bovini dal manto chiaro e dalle corna lunghissime.
Il traffico è scarso e la strada è di quelle che vorresti non finissero mai. A Tarquinia visiteremo una delle più importanti necropoli etrusche. Tarquinia era la città sacra, qui nacque la religione etrusca. Era grande e vivace, paragonabile all’Atene dei momenti migliori, un esempio di raffinatissima civiltà circondata da un mondo che per lo più viveva ancora nella barbarie. Le tombe al cui interno sono state trovate pitture perfettamente conservate sono uno “stargate” sulle scene di vita quotidiana: riti, feste scene di pesca , di caccia e di lotta, vestiti e servitori. Insomma uno spaccato che vale più di molti testi scritti. Incredibile il dinamismo di certe scene, come la corsa delle bighe con il vincitore prossimo al traguardo che si volta per un’ultima occhiata agli avversari e tra questi uno si rovescia… Scene di vita di 2.500 anni fa! Questo come altri più importanti sono però custoditi nel museo della città. Tarquinia è forse anche indirettamente la città che accelerò la fine del mondo etrusco. Da qui proveniva quel Luchmon poi conosciuto come Tarquinio Prisco che, arrivato a Roma, ne diventò re e la trasformò da agglomerato neolitico a città, introducendo tecniche di costruzione e usi che i Latini fecero presto loro. Nel sito archeologico ci sono duecento tombe dipinte, i pezzi più interessanti, dicevamo, sono al Museo Nazionale Archeologico, presso Palazzo Vitelleschi in piazza Cavour.
Ritorno verso nord
Anche questo breve viaggio volge al termine. Siamo partiti con un’idea piuttosto vaga e questa si è via via delineata lungo il percorso.
I musei, i siti, le guide ci hanno permesso di comprendere meglio alcuni aspetti di questa popolazione così avanzata da dare spazio alle teorie più fantasiose sulla loro origine. Abbiamo scoperto sopratutto che il segreto della ricchezza, il valore aggiunto rispetto ai popoli vicini era proprio la loro voglia di viaggiare di conoscere, la consapevolezza (o la predisposizione naturale, chissà) che è nello scambiarsi informazioni, arte, costumi, a generare sviluppo. Una morale che come camperisti cogliamo al volo e facciamo nostra. Una tappa lungo il cammino? Ma a Populonia, naturalmente per un’ultima boccata di storia. Infatti nell’area tra Baratti e Populonia (nei pressi di Piombino) sono visitabili una serie di tombe monumentali a tumulo e a edicola, risalenti al VII e al VI secolo a.C, e alcuni imponenti edifici alcuni dei quali erano abitazioni, altri erano officine dove si preparava il ferro da esportare di cui era ricca questa zona.
DA VEDERE
La zona del nostro viaggio è talmente ricca di luoghi interessanti che per visitarla come si deve ci vorrebbero mesi! Così, oltre allo località già proposte, vi diamo qualche altro spunto nel caso vorreste “fare vostro” l’itinerario.
Nell’alta Maremma vale la pena fare un salto a Manciano, cittadina di chiaro stampo medioevale caratterizzata dalla rocca Aldobrandesca del Quattrocento e dalla Torre dell’Orologio di epoca rinascimentale. Si continua poi verso Montemarano, che deve il suo aspetto a Siena che ne fece una sua fortezza dotandola di tre massicce cerchia murarie e di un castello. Si accede al cuore cittadino attraverso due porte una a nord e una sud. Infine c’è Marsiliana, la città dalle due facce, nella quale sono ben distinguibili i due nuclei urbani: il primo medioevale e il secondo dei primi del Novecento. Fu costruita sui resti dell’antica capitale etrusca Caletra.
Il Lago di Bolsena offre un altissimo numero di località belle e meritevoli come Capodimonte. Arroccato su un promontorio, è dominata dalla Rocca Farnese con vista sul lago. Ha un grazioso porto e le sue spiagge laviche circondate da giardini all’italiana sono la meta di moltissimi turisti nel periodo estivo. È parte del territorio comunale anche l’isola Bisentina che si può raggiungere in barca.
Interessante è Grotte di Castro: la cittadina ospita due necropoli, quella di Pianezze, particolarmente ricca di tombe rupestri a pianta complessa e la necropoli di Vigna la Piazza, dove invece sono diffuse le tombe a cassone. Ma le attrattive sono anche in centro storico con il Museo Archeologico e delle Tradizioni Popolari (ospitato nell’ex Palazzo Podestà) e la barocca Basilica Santuario di Maria SS. del Suffragio, al cui interno sono conservate delle interessanti opere lignee.
ACQUISTI
Fate scorta di specialità gastronomiche, tra cui l’Olio Extravergine di Oliva toscano, il sugo di lepre e il ragù di chianina e la pasta artigianale toscana. Tra i vini, il rosso Morellino di Scansano, eccellente in Maremma e il Fidenzio, protagonista della produzione enologica della Costa degli Etruschi. Eccellente il Bianco di Pitigliano.
COSA MANGIARE
L’Etruria è una zona ricca di specialità gastronomiche tra cui una menzione particolare spetta all’ottima carne. Qui infatti i bovini crescono allo stato semi-brado regalando così una carne saporita, mai grassa e davvero ottima se gustata appena scottata sulla griglia. Un piatto tipico è invece l’acquacotta fatta con pane casareccio raffermo, verdure selvatiche (cicoria di campo, patate, pomodori e cipolla), mentuccia (nepitella) e olio extra vergine di oliva a crudo.
SOSTA CAMPER
• A Saturnia ci fermiamo nell’area attrezzata l’Alveare dei Pinzi in loc. Piane del Mulino a due passi dalle terme e aperto tutto l’anno. Vicino a Piombino ci si ferma al Camper Oasi di Riotorto, in località Motelliccio (Tel. 056520187 – www.camperoasi.com) ideale per visitare la zona archeologica di Baratti a Populonia.
• A Bolsena c’è il Parking Guadetto, all’incrocio tra viale Cadorna e via della Chiusa, segnalato, a due passi dal lago, elettricità, a pagamento.
• A Montefiascone si può sostare presso l’Agricamper Bella Cima (camper service, a pagamento Tel 339 321 4712).
• A Pitigliano si sosta in piazzale Nenni (gratuito a circa 1 km dal centro).
• A Viterbo sostiamo presso il bed&breakfast Axia, in un uliveto a 900 metri dalle famose Terme dei Papi Tel. 0761 251534 .
• Ad Orvieto scegliamo l’area Battistelli in via della Dilettissima (Tel. 0763300161).
INFORMAZIONI
L’Etruria è un’antica regione dell’Italia centrale comprendente la Toscana, parte dell’Umbria fino al fiume Tevere e parte del Lazio settentrionale.
etruriaturismo.it