Alberobello e i trulli: antiche case di pietra a secco in un paesaggio unico al mondo. Il Comune pugliese è simbolo di questo modo di costruire così caratteristico e che tutti dovremmo visitare.
Alberobello è una delle località italiane più conosciute nel mondo. Le cartoline con i suoi caratteristici trulli sono state inviate per ogni destinazione conosciuta. Difficile, del resto, restare indifferenti di fronte al fascino di queste abitazioni che hanno in comune con quelle dei popoli primitivi la forma esterna cilindrica sormontata da un cono, ma per il resto all’interno, i trulli hanno caratteristiche uniche. Si caratterizzano per essere interamente costruiti in pietra, senza l’utilizzo di malta, legno, e altri mezzi di sostegno o di collegamento. Nonostante l’apparenza, la loro costruzione ha richiesto una grande maestria per raggiungere valori di statica invidiabile considerando gli strumenti e i materiali a disposizione. In questo senso gli antichi costruttori hanno almeno avuto la fortuna di trovare nella pietra calcarea facilmente spaccabile in lastre regolari una preziosa alleata. Alberobello con i suoi trulli è suddivisa in rioni: il rione “Aia piccola” a sud-est della città, conta 400 trulli, su otto vie. È caratterizzato da stradine tortuose e angoli particolarmente suggestivi tanto da essere uno dei preferiti per il passeggio curioso dei turisti. Nel rione “Monti”, a sud della città, sorgono 1.030 trulli. Semplicemente unica è la visione di questi trulli degradanti sul fianco della collina sovrastante il Largo della Foggia. In Via Monte Nero, e via Monte Pasubio, i trulli più antichi fra cui il Trullo Siamese, e via Monte S. Michele per la conservazione delle caratteristiche costruttive originarie, rappresentano i luoghi che maggiormente meritano l’attenzione del visitatore. Il Trullo Siamese è tra tutti quello più curioso e al quale è legata una vicenda curiosa che ne ha determinato la forma visibile oggi. Il Siamese, infatti ha forma doppia, non ha finestre e gli usci danno su due diverse vie. Le ragioni di questa “anomalia” risiedono in una storia d’amore che non sfigurerebbe in un episodio di Beautiful: due fratelli si innamorarono all’insaputa l’uno dell’altro di una stessa ragazza. La fanciulla promise fedeltà al maggiore, ma al dunque, preferì sposare il più giovane. La cosa, come spesso accade, portò a qualche problema di convivenza del trio e il maggiore cercò di cacciare fuori i due sposini, ma questi, non avendo alternative, vollero restare sotto lo stesso tetto. Si separarono i trulli e si costruì un uscio su un altro lato della strada in modo da evitare ogni possibile contatto.
Altro luogo da non mancare è la chiesa di San Antonio, sobrio edificio ma a forma di trullo. Relativamente recente, è stata costruita nel 1927 all’appendice estrema del Rione Monti e sorse come simbolo di lotta contro le altre religioni, almeno secondo la tradizione riportata nell’attività del committente, Don Antonio Lippolis. È anche un simbolo della continuazione della tradizione costruttiva dei trulli nel XX secolo. Il trullo Sovrano è stato costruito nella prima metà del settecento, e la sua unicità consiste nell’avere un piano sopraelevato conquistandosi il titolo di massima espressione nella tecnica costruttiva del genere. Un ottimo compromesso tra una maggiore necessità abitativa e il divieto di utilizzare la malta nella costruzione senza derogare dal consueto stile. L’ingegnoso anonimo costruttore, nel realizzare un trullo con la doppia volta costruì la prima volta a crociera, sorretta da quattro archi romanici addossati ognuno ai muri principali. Altro colpo di genio e di abilità fu nella realizzazione della scala di accesso al piano superiore, incassata nel muro, comoda e invisibile. E poi nei muri nicchie, stipi e un capace nascondiglio, per difendersi dagli attacchi dei briganti. La Casa D’amore è il trullo che rappresenta la svolta: fu la prima casa a trullo costruita con calce e bolo, dopo il Decreto del 1797. Un’epigrafe, posta sulla facciata, ricorda l’avvenimento.
Altra curiosità sono i segni sui tetti, misteriosi segni dipinti a calce sul frontale del cono dei trulli di origine pagana o cristiana, a seconda delle origini delle famiglie. Vari i significati attribuibili, di solito protezione della famiglia dal malocchio, venerazione di divinità propiziatorio di un buon raccolto. Oggi in grande parte scomparsi insieme al loro significato e valore. Altra caratteristica è la forma della pietra sulla sommità della cupola anche qui con forme che probabilmente avevano significati identificativi per le famiglie che vi abitavano che andavano ben oltre il semplice vezzo estetico.
Tra gli edifici da visitare non legati al trullo, il Santuario SS. Medici, progetto neoclassico eretto nel 1885. La porta, attribuita all’artista Adolfo Rollo, raffigura le evangeliche Beatitudini. Sul portale le quattro virtù morali, mentre i medaglioni simboleggiano le virtù teologali. Gli affreschi sull’abside raffigurano il martirio subìto da S.Cosma e S.Damiano fino alla loro ascesa in Paradiso. Si possono ammirare anche le due statue dei due Santi, il coro, l’organo a croce.
Ma per capire la particolarità di Alberobello bisogna necessariamente conoscerne la storia. Il toponimo sembra derivare da Sylva Arboris Belli, un bosco di folte querce che occupava il territorio, sul quale deve essersi combattuta una qualche battaglia o scaramuccia con i briganti (Belli, si riferisce alla bellicosità). Nel XV secolo divenne feudo dei Conti Acquaviva di Conversano, ai quali fu donato da Ferdinando d’Aragona per i numerosi servigi resi contro i Turchi. Questi incominciarono condurvi contadini per dissodare e coltivare la terra concedendo loro immunità e limitando la gabella a un decimo dei frutti ricavati, ma non concessero né diritti, né privilegi civici, né alcuna forma di proprietà. Inoltre, questi, nel costruirsi la casa non potevano impiegare calce per il divieto reale di costruire agglomerati urbani da parte dei feudatari senza il bene placito del re. In questo modo i Baroni potevano, in caso di ispezioni, allontanare i coloni, privi di diritti, facendo prima loro distruggere e disperdere le pietre delle loro case. Una vita davvero terribile aggravata dalla crudeltà sadica di alcuni esponenti della famiglia che volentieri mettevano in pratica il diritto di vita e di morte sugli abitanti. Nel 1797, la riscossa: alcuni coraggiosi alberobellesi, si recarono a Taranto dal re Ferdinando IV di Borbone, chiedendo la libertà dal giogo del feudatario. Il villaggio, per Decreto regio, divenne libero.
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SPECIALITÀ DA GUSTARE
Purè di fave con cicorielle selvatiche; spaghetti al trullo; trippa soffocata; orecchiette al ragù di coniglio; orecchiette al ragù di braciole; orecchiette con le cime di rape, orecchiette con la ricotta “forte”; orecchiette al sugo di pomodoro fresco; polpette d’uovo; orecchiette con le polpette di pane e uova; coniglio in umido, in teglia; fave con cicorie, cipolle, peperoni.
DOVE MANGIARE
• L’Aratro Via Monte San Michele 25/29 tel. 0804322789
• Ristorante la Nicchia, S.S. dei trulli Km 33,3 – www.ristorantelanicchia.it
• La Cantina Vico Lippolis 8, ang. Corso Vittorio Emanuele
+39 080 432 347
• Trullo del Conte, via Cadore 1 – www.trullodelconte.it
SOSTA CAMPER
Area di sosta “Parcheggio nel Verde” – via Cadore, angolo via Don Francesco Gigante, a pochi passi dal centro storico.
INFORMAZIONI
Pro Loco Alberobello www.prolocoalberobello.it
Fatto lo scorso anno bellissimo