La sosta è parte integrante del viaggio e dalla sua qualità dipende il risultato finale della nostra esperienza. Dalla fermata funzionale per passare la notte alla permanenza nei campeggi a cinque stelle, cosa cercare, dove e cosa non fare mai !
Sosta camper – come dove e quando evitare l’inferno ! – “Come sono andate le vacanze?” – “Guarda, un vero inferno: aree camper piene oppure sporche e quando abbiamo provato a fare sosta libera ho dovuto pregare in ginocchio un vigile che voleva farci una multa…”
Alzi la mano chi non ha mai sentito un discorso simile da parte di un equipaggio di camperisti! La faccenda su come, dove e quando fermarsi è sempre di scottante attualità. In rete i social pullulano di gruppi dedicati a consigli di sosta in camper. Ottimo: lo scambio di opinioni, l’informazione in tempo reale sulla chiusura di un’area camper o la notizia dell’apertura di uno spazio attrezzato in questo modo viaggiano velocemente ed è accessibile a tutti, anche a chi è già sul posto: basta il proprio smartphone. Ma in una mole così imponente di informazioni si trova tutto e il contrario di tutto e il rischio di essere disorientati e confusi alla fine di una ricerca o di un tentativo di pianificazione di un viaggio è più che certo. Soprattutto per chi è alle prime armi e non ha un vissuto che faccia da filtro per interpretare le esperienze altrui in modo corretto.
Vale dunque la pena di mettere un po’ di ordine, riassumendo quali sono le modalità di sosta, le strutture alle quali appoggiarsi, i vantaggi e le opportunità.
Viaggiare gratis conviene davvero?
Vorrei prima di tutto chiarire un punto: molti hanno la convinzione che il gasolio del distributore sia l’unica spesa necessaria per viaggiare in camper. La stiva e il frigorifero riempiti al nostro supermercato di fiducia, il pieno fatto, la rata del camper pagata e via verso nuove avventure. Certo, si può fare. Ma ci neghiamo davvero tanto. Un po’ come andare al mare e rinunciare per tutta la vacanza al piacere di un gelato da gustare sulla passeggiata serale.
Una vacanza in camper non deve essere necessariamente una punizione, un viaggio della speranza. Sottolineo questo aspetto perché ho notato, confrontandomi con molti equipaggi, come ci sia una sorta di gara al risparmio. Semmai la ricerca può essere fatta verso il miglior rapporto tra qualità della nostra esperienza e la spesa che questa comporta. Attenzione però: a volte la massima qualità che desideriamo può essere proprio una sosta libera: dipende dal luogo, dal momento dell’anno, da cosa desideriamo fare.
La sosta libera
“Ma la sosta libera si può fare o no?”
Ecco la domanda delle domande.
Senza perdersi in noiose descrizioni in punta di diritto potremmo sintetizzare in questo modo: la sosta libera è permessa, salvo diversa disposizione locale, quando questa non costituisca una forma di campeggio libero. E per non essere considerato campeggio, nel caso specifico del camper, non potremo aprire il tendalino, lasciare le finestre a compasso aperte (perché fuoriescono dalla sagoma del camper) e per la stessa ragione lasciare fuori il gradino di ingresso, scaricare liquidi (ovviamente) ed emettere fumi di combustione (niente riscaldamento acceso, in teoria). Tanto meno potremo allestire all’esterno tavoli, sedie, lettini e via dicendo. Si possono invece tenere le finestre scorrevoli aperte così come non ci sono limitazioni rispetto al tetto e quindi per oblò e maxi oblò massima libertà di utilizzo E all’interno del camper siamo liberi di fare quello che ci pare: mangiare, dormire, ballare.
Ma il campeggio libero (quindi senza le limitazioni sopra descritte) è davvero vietato? Qui la questione si fa ancora più complessa perché la regolamentazione è su base regionale e le regioni demandano spesso agli enti locali. Inoltre i comuni intervengono anche sulle disposizioni rispetto alla sosta libera semplice (cioè che non costituisce una forma di campeggio ed è regolamentata dal Codice della Strada) con ordinanze al limite della legalità, adducendo le uniche ragioni a loro consentite per modificare il codice (igienico sanitarie e di ordine pubblico) e dedicate a una sola categoria di veicoli: i camper, naturalmente. I motivi di questo accanimento a volte sono da ricercare nel volersi dare uno strumento per cercare di contrastare il nomadismo, a volte espressamente per cercare di contrastare un certo tipo di turismo.
E quindi, come ci dobbiamo comportare? Con il buon senso. Se mi fermo il venerdì sera al valico dello Stelvio per passare la notte e fare una passeggiata il giorno dopo con relativo picnic vicino al camper probabilmente nessuno mi contesterà nulla. Se ci prendo gusto e decido di passare lì le settimane più calde dell’estate devo aspettarmi una visita della Forestale che mi inviterà, nella migliore delle ipotesi, a “levare le tende”.
Allo stesso modo se decido di passare il Natale in sosta libera sulle scogliere nei pressi di San Vito lo Capo l’unico a darmi fastidio sarà il rumore del vento, in agosto verranno a chiedermi di raggiungere il più vicino campeggio o area camper.
Ragionevolmente, dunque, è bene considerare la sosta libera come l’opzione ideale per le tappe di viaggio, quando siamo stanchi di guidare, o per visitare i tanti luoghi dove non esistono strutture dedicate.
Chiedere in loco non guasta mai, anche con una telefonata in comune o all’ufficio della Polizia Locale, specie nei piccoli centri. Mi è capitato che mi indicassero un buon parcheggio chiedendomi il numero di targa del veicolo da passare ai colleghi affinché non ci fossero malintesi.
Fermarsi dove ci sono già altri camper parcheggiati è un’abitudine che hanno in molti. Bene, ma attenzione all’effetto “pecoroni” perché magari nessuno dei presenti si è chiesto se in quel luogo la sosta sia permessa o tollerata rischiando, così, un bel multone di gruppo: non siate timidi e chiedete ai vicini se sanno qualcosa in più di voi.
Inoltre pesa sulla tolleranza verso i camperisti in sosta libera il momento stagionale. L’alta stagione è in assoluto il peggiore e, se decidete per una meta balneare in una località o presso tratti di costa rinomati, avrete pochissime probabilità di sostare liberamente in maniera serena. Gli stessi luoghi in autunno o in inverno saranno più ospitali, specie se le strutture di accoglienza seguono la chiusura stagionale. Vada come vada, il comportamento del camperista quando è in sosta libera deve essere esemplare: ospiti leggerissimi che non lasciano traccia del loro passaggio e una presenza discreta durante la permanenza, cane al guinzaglio, nessuna partita a pallone nel piazzale, serbatoi ben sigillati. In una parola non dare pretesti all’autorità locale di cambiare idea rispetto all’accoglienza.
Le aree attrezzate

In un mondo ideale dovrebbe esserci un’area attrezzata all’accoglienza dei camper in ogni località. In quello reale, per la verità, la cosa avviene abbastanza spesso, ma con notevoli distorsioni: nelle località più frequentate, specie dal turismo di massa, sono poche o assenti e, quando ci sono, spesso sono care e con numero di posti insufficiente in alta stagione. In compenso la cosiddetta “Italia minore”, vale a dire quelle località che, specie nell’entroterra, restano escluse dal grande circuito turistico, ha intravisto, nell’attirare i turisti itineranti, una opportunità per far conoscere il proprio territorio e permettere alle comunità di godere del business indotto dal turismo. La cosa funziona piuttosto bene e sono molti quelli che, una volta diventati camperisti, si sono davvero resi conto di quanto il nostro Paese sia pieno zeppo di piccoli e grandi tesori: città con le mura ancora intatte, castelli fiabeschi, centri storici deliziosi, piazze e chiese inaspettate. E poi l’enogastronomia autentica, fermate in trattorie dove non si ha la sensazione di essere spennati vivi in quanto turisti. Viva la grande “Italia minore”, dunque, e viva la possibilità di poterci sostare in comfort e sicurezza in modo gratuito o con una spesa davvero contenuta.

Ma cosa è esattamente un’area attrezzata? Lasciando perdere il fumoso assetto giuridico, possiamo sintetizzare dicendo che è qualcosa di più di un parcheggio e qualcosa di meno di un campeggio, con una forbice molto ampia, tanto che alcune aree attrezzate sono praticamente dei campeggi (a volte ex campeggi riconvertiti), a volte una porzione di parcheggio pubblico con un paio di posti riservati ai camper, una fontanella e una griglia dedicata allo svuotamento dei serbatoi degli impianti igienico-sanitari di bordo. Per dirsi completa, un’area attrezzata deve poter contare su alcuni requisiti minimi: la zona di stazionamento per il veicolo, l’accesso all’acqua potabile per poter riempire i serbatoi e a un sistema di smaltimento delle acque grigie e nere, una colonnina per il collegamento alla rete elettrica.
Possono essere pubbliche o private,custodite o incustodite, vicine o lontane dai punti di interesse turistico, completamente gratuite, a pagamento o con pagamento di certi servizi, tipo con gettoniera per l’erogazione della corrente elettrica. In tutte, per status giuridico, non è possibile fare campeggio, c’è un limite di permanenza che potrebbe essere di 24/48 ore. Nei fatti c’è molta tolleranza e nessuno vi chiederà di non aprire le finestre o il gradino di accesso al camper. Spesso, nelle aree private, se lo spazio lo consente si può aprire anche il tendalino, ci sono blocchi con servizi docce a volte lavatrici a gettone, e nessuno vi chiederà di andarvene dopo 24 ore… Insomma la differenza con i campeggi diventa molto sottile, ma si assottiglia allo stesso modo anche la differenza nelle tariffe per la permanenza. Dunque l’area attrezzata va sempre bene per una tappa notturna tranquilla e per caricare e scaricare le acque. Si può scegliere come base per visitare una località o esplorare con le eventuali bici o moto al seguito un’area più vasta. In questi casi però occorre valutarne, per esempio, la distanza dal centro se siete a piedi: a volte quando l’area è molto defilata è più comodo cercare un parcheggio vicino ai luoghi e alle attrazioni che intendiamo visitare e quindi raggiungere l’area attrezzata per pernottare.

In linea di principio l’area attrezzata non è indicata per passarci le vacanze, ma anche qui le eccezioni non mancano. Molti privati trasformano, di fatto, le aree attrezzate in campeggi “depotenziati” dedicati ai camper, a volte anche alle roulotte. Nel mio ultimo viaggio in camper estivo tra Puglia, Calabria e Sicilia ci siamo fermati in aree piuttosto improvvisate fronte mare, rigorosamente stagionali e, sospetto, piuttosto abusive, con piazzole addossate, terribilmente assolate, tendalini che toccavano la scocca del camper vicino ma dove molti camperisti passavano le vacanze estive godendosi la spiaggia e potendo contare su servizi minimali… Non proprio la mia idea di campeggio e di relax!
E ora rilassiamoci davvero: il campeggio!

Sembra banale dirlo, ma il luogo ideale per stazionare con un veicolo da campeggio è proprio il campeggio! Qui si affitta un lembo di terra dove potremo esprimere al meglio la nostra voglia di vita all’aria aperta attrezzandoci intorno al camper con BBQ, lettini, sdraio, amaca, cullati in oziosi pomeriggi ascoltando il frinire delle cicale, la risacca del mare o il canto del vento tra le conifere dei boschi in montagna.

Di solito ci si ferma almeno per qualche giorno e con un po’ di fortuna avremo modo di fraternizzare con il vicinato, godendoci il piacere delle chiacchiere con nuovi amici. I nostri figli potranno godere di una libertà inimmaginabile, sperimentare il piacere di fare nuove amicizie e condividere con ragazzi e ragazze di tutta Europa mille avventure che ricorderanno per sempre.


Ma anche quello dei campeggi è un mondo molto articolato, con un ventaglio di offerte davvero ampio. La descrizione del campeggio con cui ho introdotto l’argomento si riferisce a un modello classico, con servizi base, ma moltissime strutture hanno sposato la filosofia del villaggio vacanza e dunque le piazzole tradizionali sono solo una parte dell’offerta e dunque sono affiancate da case mobili più o meno eleganti e da servizi di intrattenimento di prima classe. E non si parla solo di baby dance e spettacolini serali: corsi di yoga, ginnastica, fitness, spa, massaggi… e ancora spiagge riservate alla struttura, ristoranti, negozi, bar e gelaterie.

Proprio la grande varietà di offerta che i campeggi propongono impone un po’ di ricerca in più prima di approdare a una struttura dove passare qualche giorno di vacanza: ampiezza reale delle piazzole, il loro posizionamento rispetto ai servizi, possibilità di prenotare un posto o meno. Più che utili, le recensioni on line dei clienti aiutano a comprendere meglio, se non si conosce già la struttura, come viene percepita la gestione e l’organizzazione. In particolar modo, coloro che hanno un cane al seguito dovranno capire se è possibile accedere al campeggio con essi e se ci sono spazi riservati agli animali da compagnia. Negli ultimi anni molti gestori stanno venendo incontro alle esigenze degli ospiti a quattro zampe attraverso aree del campeggio con piazzole riservate e aree per il lavaggio degli animali, ambulatori veterinari e perfino porzioni di spiaggia. Ovviamente il padrone del cane dovrà sempre utilizzare il guinzaglio e altri accorgimenti.


I campeggi, così come gli alberghi, hanno una classifica a stelle, da una a cinque. Più salgono le stelle, maggiori sono i servizi e di solito aumentano le tariffe per la permanenza. Ma queste classifiche non rispondono a uno standard nazionale o internazionale, dunque possono essere indicative della presenza di un sevizio ma non della qualità assoluta del determinato servizio prestato al cliente. Per intenderci, potrebbe esserci Internet free ma non raggiungere tutte le piazzole, un servizio di animazione ma di bassa qualità se non al limite del molesto. Per questa ragione, insisto, è fondamentale avere esperienze dirette o indirette. Si tenga inoltre conto che in altissima stagione il carico di presenze si fa sentire inevitabilmente, ma questo vale per ogni tipo di struttura di ricezione turistica. Dunque, in linea di massima, il campeggio va scelto e valutato con un po’ di attenzione. Ma non occorre dannarsi l’anima: se siete in viaggio e volete sostare in un camping, fermatevi all’ingresso, fatevi accompagnare a fare un giro della struttura e, se è il posto che fa per voi, lo capirete al volo!
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